Nostra inchiesta. C’è del nuovo nel mix. Ecco cosa/ 2

Prosegue il nostro viaggio nelle specie vegetali tipiche di altri Paesi del mondo e, alcune, già presenti sul mercato italiano e che si possono prestare alle lavorazioni di IV Gamma.

La nostra ricerca, iniziata la scorsa settimana, anche grazie alla cortese collaborazione di Pietro Santamaria, professore associato di Orticoltura e Floricoltura dell’Università di Bari, prosegue con questa seconda tappa dedicata, in particolare ai seguenti prodotti.

Mizuna. È una pianta di senape di origine molto diffusa in Oriente anche perché è piuttosto facile da coltivare. Il suo nome scientifico è Brassica rapa var. nipposinica, famiglia delle Brassicacee ma il suo nome comune, Mizuna, deriva dal giapponese e in particolare dalle parole ‘mizu’, che significa acqua e ‘nu’, senape che evidenziano il fatto che cresce su terreni particolarmente umidi. In Oriente viene coltivata soprattutto nei periodi invernali ed è molto ricca di vitamina A (100g di foglie di mizuna forniscono fino a 327 mg di vitamina A) e C, acido folico e sodio (27mg per 100gr di prodotto). Ha, inoltre, proprietà anti-ossidanti e costituisce un alimento ipocalorico perfetto per chi segue una dieta e desidera dare un po’ di gusto alle insalate.

Spinacio del Malabar. In botanica è la Basella Alba (in Cina è conosciuta come ‘verdura dell’acqua corrente’), un ortaggio da noi abbastanza sconosciuto. Ha origine nell’India meridionale ma è diffuso nel Sud-est asiatico e anche in Africa. È una pianta rampicante, una liana a rapida crescita, capace di raggiungere i 10 metri di lunghezza, nelle sue condizioni ottimali, vale a dire in piena luce e con un tasso di umidità alto. Fiorisce in inverno (poche ore di insolazione) e mostra foglie succulente, cuoriformi, dal profumo delicato. Nella varietà rubra (conosciuta anche come ‘spinacio della Cina’), i fusti sono rossi, altrimenti verdi. Dall’inserzione delle ramificazioni spuntano corte spighe di piccoli fiori bianchi, che daranno origine a frutti di colore porpora scuro. Lo spinacio del Malabar è ricco di vitamina A, vitamina C, calcio e ferro; non ha complessivamente molte calorie ed è ricco di proteine e di fibre solubili.

Spinacio d’acqua o di fiume. Il suo nome scientifico è Ipomea acquatica. È una pianta tropicale semi acquatica, coltivata come verdura per i suoi teneri germogli e foglie. Si trova nelle regioni tropicali e subtropicali del mondo, anche se non si sa dove abbia avuto origine. È anche conosciuta con i nomi di ‘gloria d’acqua del mattino’, ‘convulvolo d’acqua’, o ‘spinacio cinese’. È una pianta invasiva con steli alti anche oltre i 3 metri e foglie che possono essere sagittate (a forma di punta di freccia) o lanceolate. Per la sua invasività l’USDA, il dipartimento Agricoltura USA, l’ha classificata come erba nociva di classe A specialmente negli stati della Florida, California e Hawaii, dove cresce spontaneamente in natura. In Texas è stata coltivata estensivamente per oltre 30 anni proprio perché importata dagli immigrati asiatici.

Karela. Conosciuta anche come melone amaro indiano o in lingua cinese ku gua, fa parte della famiglia delle cucurbitacee (nome scientifico: Momordica charantia). E’ diffusa e utilizzata da secoli in tutto il continente asiatico, nelle aree tropicali e sub-tropicali, caraibiche e africane, sia per scopi alimentari che medicinali perché a dispetto del suo forte sapore amaro è considerata un toccasana per il trattamento del diabete, dell’ipertensione, della costipazione, della febbre, dell’epilessia, del morso di serpenti, della malaria, della bronchite e delle infezioni microbiche. È una pianta erbacea annuale rampicante, dai fusti ramosi con viticci, può raggiungere i 5 metri di altezza, presenta fiori gialli e produce frutti commestibili. È stata introdotta in Europa all’inizio del ‘700. Si semina in luogo protetto a primavera, il trapianto avviene verso metà maggio, si può coltivare in vaso ma predilige la piena terra e le posizioni soleggiate. Teme il freddo.

Mariangela Latella

Nella foto di apertura, la Karela

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