Il Gruppo Turatti sbarca in Sudamerica. E lo fa sfruttando la più importante vetrina per il food di tutta la regione, l’Expoalimentaria di Lima (Perù), dove per la prima volta ha partecipato da espositore proponendo, all’ultima edizione da poco conclusa, i suoi macchinari per la lavorazione F&V e l’applicazione per la Blockchain.
L’obiettivo è quello di crescere in un mercato costituito da grandi produttori e grandi esportatori che vogliono affermarsi sul mercato globale con prodotti di riconosciuta qualità e che, allo stesso tempo, è ancora indietro sul fronte dell’automazione del processo produttivo e della trasformazione F&V. Un mercato che guarda, da sempre, con molto favore ai macchinari italiani per il post-raccolta e l’agricoltura in generale.
Il feedback di Expoalimentaria è stato così incoraggiante da spingere Alessandro Turatti, presidente e CEO di Turatti North America, presente in fiera, a progettare di realizzare, da qui a tre anni, una sede Turatti Sudamerica per interfacciarsi direttamente con le grandi aziende F&V di Perù, ad esempio, Cile e Colombia, facendo da apripista, su un terreno praticamente inesplorato, a tutto il settore della IV Gamma.
“Quello che ci richiede al momento questo mercato – ha riferito a Fresh Cut News lo stesso Alessandro Turatti – sono macchine per la lavorazione della frutta, in particolare berries e mango. Macchine per il lavaggio, l’asciugatura, selezione, pelatura o depicciolatura. Entro la fine dell’anno contiamo di installare due o tre nuove linee nei dintorni di Lima. A novembre, invece, abbiamo programmato un evento B2B per presentare ai produttori locali i nostri impianti”.
Grazie alla collaborazione con un rappresentante commerciale in loco, di origine padovana, inoltre, Turatti sta pensando di replicare presso i clienti sudamericani l’offerta dell’applicazione Blockchain per la tracciabilità del processo produttivo.
“C’è stato interesse per questa applicazione – ha sottolineato Turatti – da parte di un nuovo potenziale cliente su cinque. Sono prevalentemente grossi produttori ed esportatori che vogliono sdoganare il tabù qualitativo dei Paesi emergenti”.
Mariangela Latella