La nuova frontiera dell’imballaggio alimentare attivo è l’argilla. Secondo uno studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Curtin nell’Australia Occidentale, pubblicato lo scorso giugno, la combinazione di questo materiale con alcol, glicerolo e amido, permette di realizzare una pellicola che contrasta la contaminazione batterica ed evita l’accumulo eccessivo di etilene all’interno del packaging.
Il gruppo di ricerca, composto da Zainab Waheed Abdullah, Yu Dong, Ning Han e Shaomin Liu, ha fatto un passo avanti rispetto alla pellicola con nanotubi di argilla sviluppata due anni fa da un progetto di ricerca dell’Università turca di Sabaci. Quella era una pellicola rivestita, a livello nanotecnologico, da nano-tubi cavi di argilla capaci di assorbire l’etilene e di rallentare la dispersione dentro il packaging di ossigeno e vapore acqueo che accelerano il deperimento dell’ortofrutta dentro il packaging. L’azione antibatterica dell’argilla, in questo caso, era stata potenziata dal carvacrol, un olio essenziale antibatterico naturale trovato nel timo e nell’origano che veniva applicato nella parte interna del packaging.
Il nuovo studio australiano, che oltre ad estendere la shelf-life dell’ortofrutta, offre uno strumento importante per la sicurezza alimentare, ha, oggi, sviluppato una soluzione in cui vengono mescolati, a livello nanotecnologico, alcol polivinile (PVA); amido e glicerolo nella composizione dei tubi di halloysite (il minerale argilloso della ricerca turca, denominato HNT) che così diventano bio-nano-compositi.
Questo mix, affermano i ricercatori australiani, ha dimostrato buone proprietà di protezione da acqua e gas e di riuscire a prolungare la durata di conservazione di avocado e pesche con un grande potenziale di impiego negli imballaggi alimentari attivi.
Mariangela Latella