Prove tecniche di grandi metrature per SAIT, consorzio di secondo grado associato a Coop Italia con 370 negozi in Trentino Alto Adige, che accelerano la crescita del reparto di IV e V Gamma – che ora incide per il solo 6% del fatturato ortofrutta fresca -, insieme alle promozioni, la spinta sulla frutta secca, e l’ingresso della frutta ready-to-eat nella private label.
Ne parliamo con Marco Celasco (nella foto), responsabile del settore Ortofrutta di SAIT che, peraltro, inaugurerà il prossimo primo giugno, dopo il restyling, il superstore da 3.900 mq a Trento, prima gestito a metà con Coop Alleanza 3.0 e ora interamente rilevato e rinnovato. Apertura che precederà di poco quella di un nuovo supermercato da 800 mq in pieno centro a Bolzano dentro un centro commerciale in fase di realizzazione in un edificio storico di piazza Walter.

Marco Celasco
– Perché state spingendo sulle grandi metrature che, in tempi di Covid, hanno sofferto di più?
“Il progetto del superstore a Trento è in cantiere da un po’ e rappresenta una sorta di epilogo naturale della nostra partnership con i colleghi di Alleanza 3.0 che, oggettivamente, avendo base a Modena, erano logisticamente un po’ fuori mano. Rilevarne la proprietà, per noi, è stato un epilogo quasi naturale”.
– E quello di Bolzano?
“Con 800 mq non si può parlare di grande metratura ma, comunque sì, stiamo spingendo verso questa direzione. Anche attraverso delle ristrutturazioni, ad esempio, stiamo ampliando anche alcuni dei nostri store che spesso sono piccoli. Tenga presente che siamo presenti in ogni paesino del Trentino Alto Adige. In alcuni centri siamo l’unico esercizio commerciale e svolgiamo quindi anche una funzione sociale. Attualmente la bilancia è spostata sulla provincia di Trento dove abbiamo il 90% dei negozi. Con la prossima apertura del supermercato in centro a Bolzano pensiamo di acquisire un’altro 5% di quota in quel territorio. Ma il nostro progetto, in cantiere da anni, è aprire un altro superstore come quello di Trento anche a Bolzano, ma è un progetto, per ora, sulla carta”.
– La crescita delle metrature si rifletterà anche sul reparto di IV e V Gamma?
“Inevitabilmente. Se lei considera che abbiamo circa 180 negozi sotto i 200 mq, va da sé che attualmente, abbiamo banchi frigo di un paio di metri lineari massimo in cui ci stanno tutti i prodotti freschi, qualche referenza di IV Gamma ma anche formaggio, yogurt o latte. Ampliando gli spazi ci sarà inevitabilmente un ampliamento anche dell’assortimento di IV e V Gamma”.
– Possiamo tracciare un bilancio nel periodo pandemico per il vostro settore ready-to-eat?
“In realtà non abbiamo perso molto, perché la nostra incidenza media del reparto di IV e V Gamma sul totale ortofrutta è bassa, il 6%, dato pre-Covid. Durante il Covid siamo arrivati al 5,2 perdendo quindi lo 0,8%. Ora, nella ripresa siamo già al 5,9% quindi si può dire che abbiamo già recuperato nel primo quadrimestre. Ma qualcosa con il Covid è cambiato”.
– Cosa?
“La perdita di mercato che il settore di IV Gamma ha registrato durante il Covid ha fatto sì che il mondo della distribuzione, su spinta anche dei fornitori, si sia impegnato per farlo ripartire”.
– In che modo?
“Innanzitutto con le promozioni che ormai, anche perché è un settore in cui i margini lo permettono, sono diventate la regola. L’attività promozionale è la leva più immediata e veloce ed ha un peso non indifferente. Siamo stati anche noi stessi a richiederla quando la proposta non veniva dal fornitore. In questo senso gli investimenti sono stati reciproci”.
– Aumento delle metrature e promozioni. È questo il cuore del progetto di ampliamento del reparto di IV gamma?
“Non mi baserei solo sulle promozioni. Sono una leva ma alla lunga possono rivelarsi un boomerang perché poi ci si abitua ai prezzi bassi”.
– Voi quanto avete abbassato mediamente i prezzi sulla PL di IV Gamma?
“Se pensiamo, ad esempio, al lattughino o alla rucola, siamo passati da un prezzo di 1,19 a giugno 2020, a 0,99 euro a confezione e tutt’ora lo stiamo praticando. Siamo circa sul 17% in meno. Questo da un lato è stato un bene perché ci siamo riposizionati e abbiamo potuto, non dico vendere di più, ma almeno perdere di meno. Il rischio però, quando si continua a ribassare, è quello di arrivare ad un punto di non ritorno”.
– Immagino. Soprattutto se la domanda non sostiene. Come è percepito il consumo di questi prodotti freschi ad alto contenuto di servizio nella vostra regione?
“Bisogna fare un distinguo tra le due città e le aree suburbane che di fatto qui sono montane. Nei paesini, abitati soprattutto da persone anziane o con abitudini alimentari tradizionali, l’insalata in busta non è molto richiesta. In ogni caso è nostra volontà aumentare l’incidenza del reparto di IV Gamma. Lo stiamo facendo in alcuni negozi in ristrutturazione dove, con l’ampliamento, installeremo banchi frigo più grandi. Nel superatore di Trento poi, stiamo per fare un esperimento”.
– Di che si tratta?
“Metteremo in avancassa le monoporzioni di frutta secca ready-to-eat. E poi vogliamo spingere su nuove referenze di IV Gamma. Penso soprattutto alla frutta di IV Gamma che faremo anche in PL con forniture da Conor di Bologna o anche zuppe o nuovi mix”.
– In tutto questo, come evolve il rapporto tra PL e marchio del fornitore?
“Al netto del superstore di Trento che deve ancora inaugurare e di cui non ho i dati, diciamo che di media viaggiamo per le insalate sull’80% PL e 20% marca del fornitore. Poi la forbice si allarga o si restringe in funzione delle metrature dei negozi. Sulla V Gamma siamo sul 40% PL e 60% marchio del produttore. Ma anche qui, come Coop, stiamo investendo e allargando l’assortimento con nuove referenze. Sulla frutta vorrei fare una considerazione a parte. Ad oggi è al 100% a marchio del produttore ma presto inseriremo nuove referenze di MDD prodotte da Conor a Bologna. Questo è un settore dove c’è molto spazio per crescere. Qui si parte praticamente da zero ma il mio punto di riferimento è il mercato del Nord Europa dove questi prodotti sono molto richiesti e l’offerta è molto variegata”.
Mariangela Latella