Per produrre 130 grammi di valerianella di IV Gamma si consuma quasi la metà di acqua rispetto alla valerianella di prima Gamma. Ma se per l’insalata di prima gamma (in particolare la valerianella) ci sono pochi margini di riduzione dell’impatto ambientale, per quella di IV Gamma si può abbattere ulteriormente, fino al 97%. È il risultato di uno studio dell’Università di Milano, dipartimento di ‘Scienze agrarie e ambientali – produzione, territorio, agroenergia’, condotto da un team di ricerca guidato da Riccardo Guidetti e composto da Andrea Casson, Ilaria Fiorindo, Valentina Giovenanza, Roberto Beghi e Alessia Tugnolo.
L’obiettivo dello studio, dal titolo ‘Analisi del ciclo di vita di una busta di insalata di prima e IV Gamma’, è stato quello di valutare l’impatto ambientale della filiera della valerianella nella fase di consumo nelle due versioni. Un tema di grande attualità in tempi in cui l’Europa è chiamata a definire gli impatti delle sue politiche di Green Deal, un tema che per il team di ricerca di Guidetti rappresenta il pane quotidiano.
Lo studio è stato condotto su un campione di persone cui è stato sottoposto un questionario con domande relative alla busta, al trasporto in sé, alla conservazione (dal punto di vista dell’impatto energetico), all’uso di acqua e agli scarti generati.
“Il consumo di cibo – spiega Guidetti – è associato a vari impatti ambientali e quindi le scelte dei consumatori rappresentano un importante driver per le decisioni ambientali. La valerianella, o lamb lettuce, viene presa in considerazione sia minimamente lavorata che pronta per il consumo: entrambi i prodotti sono stati analizzati seguendo il metodo della valutazione del ciclo di vita, ossia il life cycle assessment. I dati ottenuti dall’esito dei questionari sono poi stati messi a confronto con l’intero ciclo di vita dell’insalata”.
Questi i risultati: la valerianella di I Gamma ha richiesto una media di 14 decimetri cubi di acqua per essere lavata, mentre l’insalata pronta ha bisogno di 8,8 decimetri cubi (36% in meno). Per quanto riguarda l’intero ciclo di vita, l’impatto maggiore è stato identificato nella fase agricola per entrambi i prodotti (46% di media tra le categorie di impatto).
Il comportamento dei consumatori è stato considerato significativo nell’intero ciclo di vita: le fasi di consumo hanno un impatto medio del 18% e del 15% per le due categorie di I e IV Gamma.
“L’impatto ambientale delle abitudini dei consumatori – chiosa Guidetti – può essere facilmente ridotto con un comportamento responsabile e virtuoso. Lo scenario di abitudini ideali proposto dallo studio, ha mostrato che è possibile una potenziale riduzione dell’impatto ambientale che oscilla dall’1% per l’insalata prima Gamma al 97% per l’insalata di IV gamma”.
Mariangela Latella