Penny Market decide di assorbire l’impennata dei costi delle materie prime per non penalizzare il consumatore allineando tutta l’offerta di IV Gamma sul segmento da 0,99 euro e quella di V Gamma su 1,99 euro, a prescindere dai formati. Intanto, per evitare rotture di stock dovute al rallentamento delle consegne delle materie prime per i packaging, raddoppia i fornitori, da due a quattro, e spinge l’acceleratore su etica e sostenibilità anche con il primo test, in Veneto, di referenze a residuo zero.
Ne parliamo con Nicolò Padrin, responsabile acquisti del gruppo per le categorie di ortofrutta di I, IV e V Gamma, frutta secca, piante e fiori, in questa intervista esclusiva per Fresh Cut News.
– L’impennata dei costi delle materie prime sta mettendo in gioco la tenuta della catena di fornitura con ricadute pesanti su tutti gli attori. Qual è la strategia di Penny Market per affrontare questa buriana, in relazione al reparto di IV e V Gamma?
“Siamo perfettamente coscienti – ci dice Padrin – che il consumatore, oggi, ha un ridotto potere di acquisto. Per questo abbiamo deciso di non trasferire sugli scaffali gli aumenti di costi ma di assorbirli noi”.
– In che modo?
“Abbiamo allineato le referenze di IV Gamma sul segmento da 0,99, inclusi i prodotti bio, e quelle di V Gamma, che prima del Covid viaggiavano intorno ai 2,50 euro, su 1,99 euro. Questo a prescindere dai formati. Stiamo adottando questa policy per non stravolgere il mercato. Abbiamo anche aumentato in fornitori da due a quattro di modo da evitare eventuali rischi di rotture di stock che potrebbero derivare dalla difficoltà di reperire le materie prime sul mercato dei packaging con conseguente rallentamento dei tempi di consegna alle aziende”.
– Potrebbe stimare l’aumento dei costi che ricade sui settori di IV e V Gamma?
“Direi un + 5% per la IV e un +10% per la V gamma. Il maggior aumento, in quest’ultimo caso, è legato al fatto che nelle referenze di V gamma c’è una maggiore incidenza del costo packaging dal momento che le classiche ciotole sono composte da più materiali: plastica per la vaschetta, film per il top seal, carta per la fascetta avvolgente e cartone per gli imballaggi secondari”.
– Quali sono le tendenze di consumo che state registrando in questo periodo?
“Si sta ritornando alle monodosi. Se durante il Covid, anche per effetto dell’aumento dei consumi familiari, si viaggiava su confezioni di IV Gamma da 620 grammi, adesso ritornano quelle da 310. Non tanto per la ripresa delle attività degli uffici e quindi per i pasti fuori casa, quanto perché generarono una battuta di cassa inferiore”.
– Come è evoluto, negli ultimi anni, il rapporto tra marca del distributore e del produttore, nei vostri banchi frigo?
“Noi cerchiamo di intercettare tutte le novità e i bisogni del consumatore attraverso l’innovazione affidata ai brand. Tuttavia non ci sono stati grandi cambiamenti sullo share della MDD: manteniamo il 90% nella V Gamma e il 100% in quella di IV Gamma salvo qualche prodotto spot per test di mercato. Il restante 10% della torta di V Gamma è rappresentato da prodotti anonimi, ossia senza brand”.
– Può darci qualche dato sull’andamento del fatturato nel reparto, in parallelo a quello dei volumi, facendo un confronto tra i periodi pre-Covid, durante l’emergenza pandemica e post-Covid?
“Nel primo trimestre di quest’anno abbiamo registrato un calo dei volumi di IV e V Gamma del 7,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La riduzione è stata causata da una minore pressione promozionale. Per contro il fatturato è rimasto sostanzialmente stabile, anche durante il periodo pandemico”.
– Avete risentito dello tsunami che ha subito il settore durante il Covid, con una perdita del giro d’affari complessivo del 20%?
“No. Ma questo perché venivamo da un periodo di sviluppo dell’assortimento. Avevamo, in sostanza, un volume d’affari tale che riusciva comunque ad essere assorbito nonostante la contrazione della domanda”.
– Novità e progetti di sviluppo?
“Stiamo per testare in 60 punti vendita del Veneto gestiti dal nostro magazzino di Desenzano sul Garda, in provincia di Brescia, le prime due referenze a residuo zero provenienti da coltura aeroponica. Stiamo valutando, nel dettaglio, quali potrebbero essere le varietà con cui partire, insieme al produttore. Cerchiamo prodotti che si pongano in linea di complementarietà e non di competizione con quelli attualmente presenti nella nostra linea biologica a marchio Natura è”.
– A proposito di Bio, come state sviluppando questo canale?
“Abbiamo quattro referenze e, complessivamente, registriamo un andamento di crescita della domanda: mettendo a confronto il primo trimestre di quest’anno con lo stesso periodo dell’anno scorso, infatti, il saldo è attivo di 1,5 punti percentuali essendo passato dal +10% del trimestre gennaio-marzo 2021 rispetto all’analogo periodo precedente al +11,5% dei primi tre mesi del 2022”.
Mariangela Latella