C’è chi la chiama “tassa anti-Amazon” oppure, più semplicemente, “tassa verde”. Sarebbe contenuta nella prima legge di bilancio varata dal governo di Giorgia Meloni. E , come ha scritto Italia Oggi nei giorni scorsi, si rivolgerebbe “alle grandi società di distribuzione che utilizzano mezzi inquinanti per la consegna della merce acquistata”. Secondo Netcom, l’associazione di riferimento dell’e-commerce in Italia, la sua introduzione sarebbe un errore. E danneggerebbe il sistema digitale nazionale.
L’indiscrezione sulla nuova tassa ha fatto rumore. E ha già messo in agitazione il mondo dell’e-commerce. Secondo alcune sigle sindacali, come Filt-Cgil, a pagare non sarebbero i colossi del settore come quello fondato da Jeff Bezos, bensì le piccole aziende che che ogni giorno si avvalgono dei corrieri per effettuare le consegne.
Anche per il presidente di Netcomm, Roberto Liscia, il provvedimento sarebbe più dannoso che utile. “La presunta tassa verde sulla rete distributiva dell’e-commerce proposta dal governo all’interno della nuova legge di bilancio non tiene conto del reale impatto economico e ambientale di questo settore sull’intera economia del nostro paese”, ha spiegato.
“Porre un freno a un settore strategico come quello del digitale, che già sta subendo un rallentamento a causa dell’inflazione e dell’aumento dei costi tecnologici e di gestione dell’intera rete, significherebbe minare la competitività dell’Italia sul piano internazionale. E a farne le spese sono in primis le piccole e medie imprese, che hanno trovato nel digitale una risorsa strategica per lo sviluppo del loro export, raggiungendo consumatori in tutto il mondo grazie all’e-commerce”.
Secondo una ricerca condotta da European house-Ambrosetti per Netcom, la rete del valore dell’e-commerce e del digital retail in Italia genera ricavi per circa 58 miliardi di euro, occupa il terzo posto tra le 99 attività economiche italiane per incidenza sul fatturato del settore privato in Italia e ha un impatto del 19% sulla crescita di fatturato del totale delle attività economiche nazionali.
Recenti studi condotti dalla società di consulenza Oliver Wyman e Lae dimostrano come l’e-commerce abbia un impatto ridotto sull’ambiente rispetto a quello generato dal retail fisico non alimentare. L’e-commerce consente di ridurre da quattro a nove volte il traffico generato dallo shopping nei negozi e le consegne ai clienti rappresentano lo 0,5% del traffico totale nelle aree urbane.
Inoltre, secondo il rapporto di Oliver Wyman, risulta che l’e-commerce genera da 1,5 a 2,9 volte in meno di emissioni di gas serra. “Stiamo parlando di una rete che, solo nel 2019, contava 678 mila imprese e oltre 290 mila lavoratori”, ha aggiunto Liscia. “Oltretutto, in un mondo sempre più multicanale, i negozi tradizionali stessi si avvalgono di servizi di consegna a domicilio e gli effetti di un’ulteriore tassazione avrebbero conseguenze negative anche sui costi della loro attività, oltre che sui prezzi destinati ai consumatori”.