Planted Detroit chiuderà i battenti il 4 agosto: un’altra realtà statunitense del vertical farming deve gettare la spugna: “I nostri costi fissi erano troppo significativi rispetto ai ricavi che stavamo generando. Ora dobbiamo liquidare. Questa settimana e la prossima faciliteremo gli ordini finali ai clienti e fermeremo la produzione”, ha spiegato a Vertical Farm Daily Megan Burritt, dirigente di Planted Detroit.
“Nell’ultimo mese Planted Detroit, come gran parte del settore, ha dovuto affrontare turbolenze sugli investimenti e i vincoli di finanziamento”, si legge in un comunicato. “Nonostante gli sforzi dell’azienda per incrementare le vendite, ridurre i costi e garantire gli investimenti, queste sfide non possono essere superate”.
Ma la speranza è l’ultima a morire: “Stiamo cercando un importante investitore, un partner strategico interessato a discutere il ruolo che Planted Detroit potrebbe avere nel sistema alimentare”, ha detto Burritt.
Decisive, per le sorti della realtà USA, i costi energetici elevati (14 centesimi per kW/h).
Essere integrati verticalmente ha molti vantaggi, tuttavia, controllare tutto, dalla semina al raccolto, comporta anche molte spese, ha spiegato ancora la dirigente. “Ciò che avevamo originariamente pianificato nella fattoria era semplice, soprattutto dal punto di vista tecnico. Si è rivelato più complesso del previsto”.
Licenzierà più di 70 dipendenti, Planted Detroit, che continua a sperare in un’acquisizione commerciale in modo che il marchio possa essere rilanciato e la produzione di insalate continui a fiorire.