di Alessandro Passera, Paola Casati e Barbara Scaglia*
Nel panorama agricolo italiano e in particolar modo della regione Lombardia, la produzione ortofrutticola ha subito una significativa evoluzione grazie allo sviluppo di filiere “avanzate”. Tra di esse vi sono le più note “IV e V gamma” che prevedono il lavaggio, mondatura e, a volte, trasformazione e cottura dei vegetali. Ad esse, si affianca la filiera di I Gamma evoluta che prevede la mondatura e il lavaggio degli ortaggi, fornendo al consumatore prodotti pronti all’uso e alla trasformazione in cucina a livello domestico.
L’impiego di questi ortaggi “semi-trasformati” ha innegabili vantaggi in termini di qualità del prodotto, tempo risparmiato e riduzione della produzione di scarti vegetali a livello domestico (frazione umida della raccolta dei rifiuti urbani). A fronte di questi vantaggi, i prodotti di I Gamma evoluta generano una maggiore produzione di scarti vegetali da parte del produttore dovuti sia alla mondatura che alla rigorosa selezione qualitativa operata per assicurare elevati standard di qualità del prodotto.
Con riferimento alla filiera del porro, ad esempio, solo il 50% dell’ortaggio è destinato alla produzione di I Gamma evoluta “cuori di porro” (porzione bianca di circa 20 cm) mentre del rimanente circa il 40%, ossia le foglie, è attualmente gestito come uno scarto. Essendo estremamente coriacee e dal sapore troppo intenso, le foglie sono di scarso interesse per l’industria alimentare, inoltre la loro composizione chimica, ricca in principi antibatterici, ne limita l’impiego in processi quali il compostaggio e la digestione anaerobica.
Essendoci una grande disponibilità di queste tipologie di scarti, un loro impiego porterebbe ad un grande vantaggio per la filiera di produzione andando ad applicare i principi di economia circolare finalizzati allo sviluppo di nuovi cicli produttivi.
Lo sviluppo di un’agricoltura avanzata non può prescindere dall’applicazione di approcci più sostenibili in grado di assicurare produzioni di elevata qualità. Con riferimento alla difesa delle colture, i recenti indirizzi dell’UE mirano a ridurre l’uso di input sintetici, come fertilizzanti e agrofarmaci, favorendo invece il riutilizzo prodotti ugualmente efficaci ma provenienti da biomasse.
In questo contesto si inserisce il progetto SOMMELIER (Sustainable Organic Material Management: Enhancing Leek Industrial Recycling), finanziato da Regione Lombardia nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 (Operazione 16.2.01) e cofinanziato dal FEASR, che rappresenta un’iniziativa innovativa volta a implementare la filiera di produzione di I Gamma evoluta del porro valorizzando gli scarti di produzione.
Il progetto SOMMELIER, proposto da AOP UNOlombardia, che riunisce il 90% dei produttori lombardi di I Gamma evoluta, insieme all’azienda produttrice Ortonatura e l’Università degli Studi di Milano, mira a creare un ciclo virtuoso di riutilizzo degli scarti di produzione dei “cuori di porro,” destinati, in primis, all’ottenimento di prodotti da impiegarsi in agricoltura.
Le Alliaceae, la famiglia botanica a cui appartiene il porro, sono note per contenere molecole bioattive come composti solforganici e polifenoli, che possono essere utilizzati come biostimolanti e principi attivi destinati alla difesa. In particolar modo, la natura volatile dei principi attivi, suggerisce l’impiego nei processi di fumigazione in alternativa a principi di origine sintetica. Tale pratica trova impiego principalmente per la difesa da parassiti e patogeni del suolo dove i composti volatili hanno maggiore facilità ad infiltrarsi nella struttura del suolo e nel raggiungere gli organismi nocivi.
Il progetto ha previsto la messa a punto del sistema di estrazione. Tramite tecniche di centrifugazione e idrodistillazione, dalle foglie sono state ottenuti estratti arricchiti in molecole solforate con differente concentrazione e composizione dimostrando la possibilità di ottenere estratti bioattivi dagli scarti di porro mediante estrazione meccanica, senza dover utilizzare solventi tossici.
Gli estratti ottenuti hanno dimostrato un’azione protettiva nei confronti del patogeno fungino Rhizoctonia solani, migliorando la capacità di germinazione e la crescita di piante di lattughe cresciute in suoli contaminati con questo patogeno. Inoltre, gli estratti sono stati caratterizzati per la loro attività nematocida, parassiti molto dannosi per il ciclo di coltivazione dello stesso porro.
Il progetto prevede, inoltre, la valutazione di fattibilità economica e dell’impatto ambientale (analisi del ciclo di vita – LCA) dell’intero processo, per garantire che sia sostenibile non solo ecologicamente ma anche economicamente. I risultati, una volta convalidati potranno essere di esempio per altre filiere di produzione con particolare rifermento alle filiere delle Agliacee. Per questo motivo il progetto SOMMELIER prevede il coinvolgimento dei produttori tramite AOP UNOlombardia. Una di queste azioni ha previsto la preparazione di un sondaggio destinato agli orticoltori per conoscere la loro opinione riguardo all’approccio proposto e e le loro esigenze produttive e di gestione degli scarti. Allo stesso tempo, il sondaggio si è rivolto anche alle categorie degli agronomi e dei consumatori per divulgare e conoscere la loro opinione a proposito dei prodotti di I gamma evoluta e dell’economia circolare.
SOMMELIER rappresenta un esempio virtuoso di come la collaborazione tra produttori agricoli e istituzioni di ricerca possa portare a soluzioni innovative per problemi ambientali e produttivi. Trasformando gli scarti del porro in risorse utili per l’agricoltura, il progetto non solo riduce i rifiuti, ma crea anche nuove opportunità economiche, promuovendo un’agricoltura più sostenibile e responsabile.
Maggiori informazioni sono disponibili alla pagina: https://cuoridiporro-sommelier.it/
*Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Milano