La società londinese di tecnologia per l’agricoltura verticale, Vertical Future, è stata messa in vendita dopo aver registrato un forte calo dei ricavi e perdite crescenti.
Secondo un report di City A.M., il fatturato dell’azienda è sceso a sole 692.000 sterline nel 2024, rispetto ai 6,7 milioni dell’anno precedente. Le perdite ante imposte hanno superato i 10 milioni, spingendo l’azienda ad avviare una revisione strategica e un processo di vendita.
In un comunicato, l’azienda ha dichiarato: “Vertical Future può confermare di aver incaricato dei consulenti per esplorare opzioni strategiche per l’azienda, inclusa una possibile vendita. Come altri nel settore dell’agricoltura verticale, abbiamo affrontato forti ostacoli in un contesto difficile. Il consiglio di amministrazione continua a lavorare duramente per supportare clienti e partner, mentre valuta il percorso migliore da seguire. Forniremo aggiornamenti agli stakeholder a tempo debito”.
Inizialmente focalizzata sulla coltivazione di ortaggi a foglia in ambienti verticali, Vertical Future si è poi orientata verso la produzione di infrastrutture automatizzate per il vertical farming, supportate dal proprio software proprietario DIANA.
L’azienda ha ottenuto riconoscimenti importanti, tra cui il titolo di “#1 CEA company” nella classifica FoodTech500 di Forward Fooding, e un finanziamento da 1,5 milioni di sterline da parte della UK Space Agency per lo sviluppo di sistemi di coltivazione destinati allo spazio.
Nonostante abbia raccolto circa 37 milioni di sterline (49 milioni di dollari) da investitori come SFC Capital e Pula Investments, Vertical Future ha faticato ad attrarre nuovi capitali, riflettendo una più ampia crisi di fiducia degli investitori nel settore.
Vertical Future si aggiunge al lungo elenco di aziende dell’agricoltura indoor che hanno dichiarato bancarotta o chiuso negli ultimi anni, tra cui InFarm, Freight Farms e Fifth Season. Questi fallimenti evidenziano la natura altamente capital-intensive e ad alto consumo energetico del vertical farming, che richiede grandi volumi e costi competitivi per garantire un ritorno sostenibile.