Riccardo Pastore di Cultiva: così affrontiamo l’emergenza

Di fronte all’attuale pandemia globale si sta sempre più delineando un mondo a due velocità, se da una parte c’è chi può – e deve – rispettare il diktat #restiamoacasa, c’è tuttavia una parte di Italia che continua a lavorare per garantire cibo fresco sulle tavole dei concittadini. Chi opera nel settore della IV Gamma è tra chi, in prima linea, continua a svolgere le proprie attività (vedi news).

Il contesto entro il quale le aziende del comparto si muovono e operano è però profondamente cambiato divenendo, a dir poco, più complicato. Abbiamo chiesto a Riccardo Pastore, direttore area retail IV Gamma di Cultiva, come l’azienda di Taglio di Po sta affrontando questo momento di emergenza.

– In che modo si è riorganizzata a livello operativo Cultiva?
“In questo difficile e quasi surreale periodo, Cultiva ha adottato tutti i provvedimenti emanati in sequenza dal governo; dallo smart working ai dispositivi di protezione fino alle rigide misure per la tutela della salute e sicurezza sul luogo di lavoro. Nello specifico, in merito alle azioni di tutela per la salubrità delle produzioni Cultiva da sempre anticipa i rischi di contaminazione a monte della filiera, completamente sotto controllo grazie a stringenti norme igieniche e di sicurezza alimentare. Una serie di standard che hanno permesso di implementare rapidamente tutte le prescrizioni che sono state ritenute necessarie per affrontare la pandemia, grazie alla collaborazione di tutti gli attori lungo il ciclo produttivo. All’interno dell’impianto industriale di IV Gamma, inoltre, per ridurre quella che tecnicamente viene chiamata cross contamination, cioè per evitare che i problemi di un reparto possano passare ad altri, l’azienda è divisa in quattro reperti non comunicanti, con entrate separate e spogliati distinti. Nessun operatore può passare da un settore all’altro senza ripetere la procedura di vestizione. Queste prassi sono sempre esistite e sono per noi standard importanti per evitare contagi e contaminazioni. Infine, è stato fatto ricorso allo strumento dello smart working in relazione al lavoro d’ufficio”.

– Come si riflette tale emergenza dal punto di vista delle vendite?
“Attualmente i rapporti con la GDO sono molto ridotti proprio a causa della situazione di emergenza, venendo a mancare così anche le possibilità di confronto. Sono stati rimandati tutti gli incontri e, in alcuni casi, gli appuntamenti avvengono esclusivamente tramite video call. La fornitura appare fluttuante, conseguenza dettata dai comportamenti dei consumatori rappresentativi del momento difficile che si sta vivendo. L’andamento particolarmente altalenante si tramuta in difficoltà di gestione delle vendite. Risultano, quindi, imprevedibili le previsioni di vendita e difficile la programmazione dell’attività di produzione. Nel complesso, però, riusciamo a gestire la situazione. Anche la logistica ne ha risentito ma al momento tutti i problemi sono stati risolti trovando un nuovo equilibrio”.

– Sul fronte dell’export qual è la situazione, soprattutto dopo il dilagare dell’epidemia anche in altri Paesi UE?
“Prima del propagarsi di nuovi focolai in tutti i Paesi UE, diversi clienti esteri desideravano ricevere garanzie relative all’intera filiera. Per la I Gamma, ad esempio, avevamo garantito che se nel nostro stabilimento di Taglio di Po si fossero verificati casi di Coronavirus saremmo riusciti a dirottare gli ordini sulle altre tre piattaforme, Mantova, Roma e Salerno. Adesso che ‘siamo tutti sulla stessa barca’, invece, tali richieste sono venute meno. Circa i quantitativi, registriamo un andamento in linea con i trend di periodo per quanto riguarda la I Gamma mentre per la IV Gamma registriamo qualche punto percentuale in più“.

– Cultiva è presente anche negli USA. Qual è il quadro attuale là?
“In Florida, dove abbiamo le serre di baby leaf, non si sono riscontrati problemi o riduzioni in termini di vendita. Tutto il lavoro procede normalmente, dalla semina alla vendita. In California, invece, dove abbiamo i radicchi, si è registrata una grossa diminuzione delle vendite. Ristornati e catering al momento non comprano mentre il radicchio viene venduto solo agli impianti di fresh cut che poi vanno sul mercato. Purtroppo, la perdita dettata dalle mancate vendite Horeca non è compensata dall’aumento delle vendite nella GDO”.

– In questi giorni, come se non bastasse la pandemia, si sono verificate anche importanti gelate in alcune tra le principali aree produttive italiane Qual è l’attuale situazione alla produzione?
“Fortunatamente per le nostre produzioni non si sono registrati problemi in quanto coltiviamo in serra. Al contrario, l’abbassamento della temperatura, ha ridotto la crescita elevata del prodotto, scongiurando un surplus nella produzione“.

Chiara Brandi

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