Con il progetto ‘Sapience’, che si basa sul controllo dell’umidità in campo e in serra, il gruppo Agribologna, specializzato nella produzione e distribuzione di ortofrutta fresca e di IV Gamma, si tuffa nell’agricoltura di precisione per sviluppare pratiche virtuose che consentano l’ottimizzazione della gestione della risorsa idrica.
Il progetto – finanziato da EIT Climate KIC, di cui il Consorzio Agribologna è parte attiva, in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler (FBK) di Trento e la sua spin-off Tessa Agritech srl – è partito da pochi mesi e sarà testato su quattro ettari messi a disposizione da alcuni dei soci sia della provincia di Bologna che di Rimini, con sperimentazioni in pieno campo e in serra e i primi test su zucchine, melanzane e cetriolo.
Ce ne parla il presidente Lauro Guidi in un’intervista esclusiva per Fresh Cut News con cui fa anche un bilancio relativo all’impatto della pandemia sull’attività dell’azienda.
– Presidente, la ricerca è iniziata a gennaio, avete già qualche risultato?
“In realtà è appena partita perché il Covid ha ritardato la partenza per cui ancora non abbiamo risultati ma possiamo parlare di obiettivi”.
– Quali?
“Negli ultimi 20 anni c’è stata una grande evoluzione sul problema dell’uso massiccio dell’acqua per l’irrigazione, guidata dalla necessità di ridurre lo sfruttamento della risorsa idrica. Dagli anni Duemila, si sono sviluppate tecniche che permettono di ridurre l’attività irrigua anche del 50% per ettaro. Il nostro progetto va verso questa direzione con l’obiettivo di riuscire a ridurre l’uso dell’acqua di un ulteriore 25%”.
– Come funziona?
“Attraverso sensori posizionati sul campo, si rileva il grado effettivo di umidità dell’appezzamento, si conosce l’effettivo fabbisogno idrico della pianta di modo che l’imprenditore agricolo usi l’esatta quantità di acqua necessaria”.
– Vi state tuffando nell’agricoltura 4.0.
“Diciamo che è un primo passaggio verso un’evoluzione futura. Puntiamo alla realizzazione di un sistema integrato”.
– Può spiegare meglio?
“I sensori in campo sono collegati ad una centralina che elabora i dati e li trasmette all’azienda. Questo è l’oggetto della ricerca attuale. Il passo successivo sarà quello di collegare l’elaborazione di questi dati al sistema irriguo di modo che si attivi automaticamente quando e dove c’è bisogno”.
– In che tempi pensate di arrivarci?
“Nel giro di cinque anni”.
– Quali novità specifiche avete per il settore della IV Gamma?
“Da quattro-cinque mesi abbiamo iniziato a testare dei film nuovi. L’obiettivo è andare verso la bio-degradabilità o di usare film di lunghissima durata che permettano di dimezzarne l’uso. Penso che su questo fronte, nei prossimi cinque anni, ci sarà una rivoluzione”.
– Come ha impattato il Covid-19 sul vostro ramo di attività legato alla IV Gamma?
“Abbiamo subìto perdite tra il 10 e il 20% nei canali GDO e nel retail tradizionale. Ma la frutta fresh cut è stata molto più penalizzata della verdura e ha subìto perdite fino al 25%”.
– Perché?
“Perché è vissuta come un servizio spinto mentre le insalate in busta sono ormai delle commodities”.
– Cosa sta succedendo, adesso, nella Fase 2 e poi 3?
“Dopo il 5 maggio si inverte la tendenza con un incremento delle vendite del 7% che ci fa recuperare un terzo di quello che si è perso. Tuttavia, penso che una vera e propria normalizzazione la potremo vedere dal mese di luglio-agosto. Adesso, però, c’è da chiedersi come evolverà la domanda interna”.
– E come evolverà?
“Abbiamo fatto un’analisi specifica, dividendo i consumatori per disponibilità economica. Ci sono circa 20 milioni di pensionati e dipendenti statali che non subiranno variazioni di reddito. Mentre pensiamo che avranno una perdita di reddito 30 milioni di lavoratori. Questo significa riduzione della capacità di spesa che, aggiunta alla incertezza sul futuro, tenderà a limitare molto i consumi. Lo vedremo quando smetteranno di funzionare gli ammortizzatori sociali. In quel momento il rischio di perdite di posti di lavoro è estremamente alto”.
– Come si riflette questa analisi sulla vostra attività?
“I prodotti ad alto valore aggiunto potranno essere acquistati solo da una parte della popolazione. Per questo abbiamo cercato di razionalizzare il più possibile l’offerta, spingendo sui prodotti più alto vendenti. Non è escluso che per ridurre il prezzo finale, si spinga anche sui prodotti stagionali che in Italia, Paese produttore, costano meno”.
– Stagionalità e convenienza dunque. E nel rapporto con la private label?
“La private label rappresenta la metà del nostro giro d’affari di IV Gamma. Può anche darsi che in tempi di post-pandemia si possa spostare la bilancia sulla private label ma è chiaro che cerchiamo di preservare il marchio che detiene il valore aggiunto”.
– Come valuta il boom dei fruttivendoli in fase di lockdown. Può essere un canale da implementare?
“Siamo presenti da sempre nei negozi al dettaglio e abbiamo tutte le strutture per implementare la presenza ma il punto è che in questi negozi la domanda di IV Gamma non è molto spinta. Poi vorrei segnalare che il dato del boom del dettaglio è falsato dal lockdown perché la gente non poteva lasciare il proprio comune per fare la spesa, non ci si poteva muovere”.
– Quali prospettive ulteriori nei rapporti con la GDO?
“L’ortofrutta è un prodotto vivo e come tale va trattato. Se la GDO ne farà una buona gestione nel punto vendita avrà i suoi vantaggi. Se si ragiona solo nella logica della private label e della compressione dei prezzi rischiamo, nel lungo periodo, di distruggere l’agricoltura. Per questo stiamo lavorando ad un patto tra gli attori della filiera che sarebbe un segnale molto forte, da questo punto di vista”.
– Patto fra gli attori significa contratto di filiera?
“Non siamo a livello di contratto ma ci sono già dei segnali da parte di alcune catene distributive che stanno andando in questa direzione. Immagino qualcosa di simile ad un’interprofessione per creare dei rapporti trasparenti dentro la filiera. Uno degli elementi per preservare la distribuzione della ricchezza è favorire sistemi di economia circolare dove oltre che consumare si producono sottoprodotti. In questo sistema la distribuzione della ricchezza deve essere più equa possibile. Questo non è il tempo delle contrapposizioni ma delle alleanze”.
Mariangela Latella