Dal CNR di Bari, arriva un nuovo ortaggio biofortificato che aiuterà la salute delle nostre ossa e potrà essere utilizzato come arricchitore nei nuovi mix di insalate destinati a target di persone con un debole sistema osseo.
Si tratta della portulaca, una pianta molto comune nell’area mediterranea e ricca di omega 3 e vitamina C allo stato fresco che le permettono, di default, di esercitare un’azione di contrasto anche all’insorgenza di tumori e malattie cardiache. La pianta, che in passato veniva chiamata “ortaggio della lunga vita” proprio per queste sue qualità, è stata oggi biofortificata con il Boro, un oligoelemento che ha un effetto positivo sull’assorbimento del calcio e sulla prevenzione della perdita di magnesio nel corpo umano.
Un arricchitore paragonabile ad un superfood, insomma, destinato ad un target di persone di età adulta, come ad esempio le donne in pre-menopausa, per cui svolge una funzione di aiuto nella prevenzione dei disturbi tipici di quest’età con una nutrizione mirata.
La portulaca biofortificata con il Boro è il frutto di una ricerca appena pubblicata (lo scorso 11 luglio) sulla rivista scientifica ‘Agronomi’ dal gruppo di ricerca composto da D’Imperio, M.; Parente, A.; Montesano, F.F.; Renna, M.; Logrieco, A.F. e Serio, F., dal titolo ‘Boron Biofortification of Portulaca oleracea L. through Soilless Cultivation for a New Tailored Crop. Agronomy’ (tradotto: Biofortificazione con Boro della Portulaca oleracea L. attraverso la coltivazione senza suolo per una nuova agricoltura su misura). Il lavoro è stato finanziato nell’ambito di un progetto CNR Nutrizione, Alimentazione & Invecchiamento Attivo (NUTR-AGE), coordinato dallo studioso Antonio F. Logrieco, direttore dell’Istituto di Scienze delle produzioni alimentari del CNR.
Il gruppo di ricerca, che fa capo all’Istituto di Scienze delle produzioni alimentari del CNR di Bari, ha già ‘biofortificato’, in anni di lavoro sul tema, una ventina di specie tra ortaggi a foglia e ortaggi a frutto con diversi elementi tra cui il silicio o anche il potassio, che per contro è stato sottratto dalle piante.
“Coltivando in fuori suolo la portulaca – spiega Massimiliano D’Imperio (nella foto), biologo nutrizionista e assegnista di ricerca dell’Istituto di Scienze delle produzioni alimentari del CNR Bari -ne abbiamo aumentato il contenuto di Boro lavorando su due genotipi diversi che hanno risposto in maniera simile. Abbiamo usato tre livelli di Boro nella soluzione nutritiva applicata alla coltivazione, ossia 0,3 mg per litro, 3 mg per litro e 6 mg per litro. Con il terzo livello, siamo riusciti a decuplicare il livello di Boro nella portulaca babyleaf. Questo significa che per compiere un’azione preventiva efficace, sarà sufficiente ingerire 50 grammi di portulaca biofortificata per ottenere i 3 mg di boro consigliati dai nutrizionisti, e 100 grammi di portulaca biofortificata per avere 6 mg grammi di boro, una razione che permette un’efficace azione di prevenzione in relazione all’effetto benefico sul sistema osseo”.
“Il vantaggio – afferma Francesco Serio, ricercatore dell’Istituto di Scienze delle produzioni alimentari del CNR Bari e coautore della ricerca – è che la portulaca ha un ciclo velocissimo, ossia in due settimane va in produzione. Il limite principale è che, allo stato attuale, non è possibile garantire una produzione di portulaca tutto l’anno perché essendo una specie macroterma ha bisogno di temperature elevate per la produzione e quindi può essere raccolta solo in primavera-estate quando, per contro, le produzioni di IV Gamma rallentano”.
Oltre alla coltivazione senza suolo, la biofortificazione degli ortaggi si può ottenere attraverso le modifiche genetiche (OGM), vietate in UE; attraverso il miglioramento varietale tradizionale che però richiede periodi molto lunghi compresi tra i cinque e i dieci anni oppure attraverso la concimazione fogliare.
Mariangela Latella