Scaffali vuoti, il Regno Unito verso una crisi alimentare

Effetto Brexit, cambiamento climatico, mancanza di manodopera, scarsa remunerazione all’origine: molti scaffali nel Regno Unito sono desolatamente vuoti e rischiano di diventarlo ancora di più in futuro. Nei giorni scorsi l’allarme, perentorio, dei produttori: il Paese va verso una crisi di approvvigionamento alimentare. Infatti, secondo il principale sindacato britannico di categoria, dopo la carenza di uova registrata di recente anche a causa di un’epidemia locale di aviaria, potrebbero venire a mancare anche pere e pomodori. In prospettive si intravvedono rischi anche per le insalate di prima e IV Gamma.

“Nel lungo termine, il pericolo è che si produca sempre meno cibo e che il Paese dipenda sempre più dalle importazioni”, ha detto Minette Batters, presidente della National Farmers’ Union (NFU). Gli agricoltori britannici si trovano in una “situazione di emergenza”, colpiti dall’impennata dei costi di fertilizzanti, mangimi, carburante ed energia innescata dall’interruzione delle catene di approvvigionamento a causa della pandemia e del conflitto in Ucraina.

Il messaggio è sempre lo stesso, anche al di là della Manica: serve “maggiore equità” nella distribuzione del valore nella catena di approvvigionamento. Secondo il sindacato, nel Paese ci sono 7.000 aziende agricole in meno rispetto al 2019, un calo di quasi il 5%, mentre i fertilizzanti azotati sono aumentati del 240% e il gas all’ingrosso ha subito un impennata del 650% nel triennio.

Si fanno sentire anche le conseguenze della Brexit, che ha reso più difficile assumere i lavoratori dell’UE su cui il settore agricolo faceva affidamento. NFU chiede dunque al governo di “concedere un maggior numero di visti per i lavoratori stagionali”. E la preoccupazione monta. (m.ald.)

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