La Direttiva Europea che mette al bando la plastica usa e getta ha innescato immediate polemiche. Da un lato si accendono – e sembra paradossale – timori per la sicurezza alimentare (tema caldo per i produttori di IV Gamma) dall’altro c’è chi la considera un vero e proprio attacco al mercato unico europeo.
Uno studio, condotto da David A. McDowell, professore emerito in studi sull’alimentazione dell’Università di Ulster, e realizzato per conto dell’associazione Pack2GO, che raccoglie le principali aziende di imballaggi europee, studio rigettato dalla Commissione UE in fase di lavori preparatori della proposta legislativa, si conclude affermando che l’eliminazione di posate usa e getta e l’introduzione di quelle riciclabili contribuisce alla diffusione di malattie di origine alimentare come la Lysteria, l’Escherichia Coli e la Salmonella. Secondo le risultanze dello studio di McDowell, “nei territori che hanno messo al bando la plastica alimentare monouso, come alcune contee della California, le malattie alimentari sono aumentate del 25%” proprio per i rischi connessi al riuso. Un rapporto rischi-benefici che non sarebbe accettabile se si considera che i prodotti messi al bando dalla bozza di Direttiva (posate, ad esempio, o bicchieri), rappresentano soltanto il 4% del totale dell’inquinamento marino da plastica e soltanto il 9% della plastica usa e getta ritrovata sulle spiagge europee.
D’altro canto l’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, su richiesta esplicita di Pack2GO, ha dichiarato di non essere stata interpellata su questo punto dalla Commissione nella fase dei lavori preparatori alla bozza di Direttiva. “Oltre alla pesante messa in discussione del comparto europeo degli imballaggi – precisa da parte sua Roberto Zanichelli, business development e marketing director di ILIP – dove l’Italia ha un ruolo di leadership con la packaging valley emiliano-romagnola che produce il 50% delle stoviglie sul Mercato, quello che si mette in discussione è il senso stesso del Mercato Unico, dal momento che quando gli Stati membri saranno chiamati a recepire questa Direttiva, potranno anche decidere, sempre nel rispetto dei limiti, di renderla ancora più stringente e proibire anche altri prodotti come le vaschette per le insalate, ad esempio, per i quali invece la Direttiva si limita a disporre un piano di riduzione dell’utilizzo attraverso il riciclo. In questo senso si avrà un commercio tra Paesi Membri che diventerà a macchia di leopardo, violando così uno dei principi fondanti dell’Unione che è quello della libera circolazione delle merci”.
Nel disposto della bozza di Direttiva al voto finale del Parlamento in seduta Plenaria, gli obiettivi da raggiungere (di maggiore interesse per il settore della IV Gamma) riguardano da un lato l’abolizione delle posate e dei bicchieri usa e getta di plastica e persino in PLA (per i quali, però, esistono sul mercato alternative date, ad esempio, dai polimeri naturali e dai prodotti in legno prodotti esclusivamente in Cina con legno di betulla che è diventato ormai di difficile reperibilità), dall’altro la riduzione di quei packaging per i quali non esistono al momento alternative (come le vaschette porta insalata) che dovranno essere ridotte del 25% entro il 2025.
E’ contraria alla Direttiva Europea anche l’associazione Pro.Mo che raggruppa il 70% dei produttori di stoviglie monouso italiani ed è parte di Unionplast a sua volta membro della Federazione Gomma Plastica di Confindustria. “Le stoviglie monouso – si legge in una nota di Pro.Mo – rappresentano lo 0,6% dell’inquinamento UE da plastica mentre per contro sono un comparto prezioso per l’Italia, da circa tremila posti di lavoro. Metterle al bando significa segare le gambe ad un comparto quando, per contro, un buon riciclo della plastica, su cui siamo disponibili a collaborare, potrebbe ben raggiungere gli stessi obiettivi anti-inquinamento”.
Secondo i dati diffusi da Pro.Mo, il pacchetto per l’economia circolare deliberato dall’Europarlamento pone l’obiettivo di raggiungere, entro il 2025, un quantitativo di imballaggi in plastica avviata al riciclo pari al 55% ma in questo, l’Italia è un Paese virtuoso dal momento che ha già una quota di imballaggi in plastica riciclati del 43% e un tasso di circolarità dell’economia (rapporto percentuale fra materie prime secondarie e il totale del consumo interno di un Paese) del 18,7% a fronte di una media europea dell’11,4%. “Siamo convinti – conclude la nota Pro.Mo – che riciclo ed economia circolare siano la strategia più opportuna per salvaguardare l’ambiente e siamo pronti a collaborare per migliorare i sistemi di raccolta delle stoviglie in plastica”.
Mariangela Latella