Veloce, proteico, sostenibile ma soprattutto economico. Sono questi gli ultimi trend del cibo che sono emersi nel Rapporto Coop 2019 presentato a Milano lo scorso 11 settembre che disegnano un quadro delle tendenze di consumo e distribuzione del ready-to-eat che in cui emerge con molta nitidezza il crescente peso che stanno acquistando i discount in questo settore. Ma a patto che si convertano alle politiche ‘green’.
“In un quadro di raffreddamento dei consumi e di accelerazione dei trend di fondo nei comportamenti delle persone – spiega Marco Pedroni, presidente Coop Italia -, abbiamo avviato nel 2019 una revisione profonda delle nostre politiche. A fine settembre lanceremo una nuova campagna di informazione e comunicazione che evidenzierà lo stretto rapporto tra i valori di Coop e la sua offerta di prodotti e servizi. Il prodotto a marchio Coop, che continua a crescere nelle quote, sarà il perno delle nostre azioni future e lavoriamo su questo in stretta correlazione con la propensione green degli italiani e le loro scelte d’acquisto. In questa fase gli investimenti di Coop, per oltre 500 milioni, sono rivolti in gran parte al miglioramento dell’offerta nell’attuale rete di punti vendita piuttosto che a nuove aperture”.
Secondo il Rapporto, i consumatori italiani con un potere di acquisto sempre più eroso, sono a caccia di ‘medietà’, cioè di rifugiarsi in un alone di normalità da ceto medio di fantozziana memoria. Il rapporto li classifica in Perennials e Generazione Greta. I primi sono i nuovi italiani ‘senza età’ che superati i 40 anni, non si rassegnano al passare del tempo e si reinventano ogni giorno nel corpo e nello spirito. Sono caratterizzati da un’attitudine mentale aperta, di indole curiosa, in buona condizione fisica, il 44% di loro è ottimista, nei loro comportamenti sono persino più ‘green’ dei millenials. I secondi, sono invece quei giovani (agli antipodi rispetto ai Neet) più consapevoli dei rischi climatici e votati alla salvaguardia dell’ambiente (l’82% è disposto a ridurre al minimo gli sprechi), impegnati anche in politica e nella difesa dei diritti (il 70% fa volontariato) e comunque sensibili e consapevoli delle difficoltà del mercato del lavoro ma non rassegnati: sono sostanzialmente, ecologisti convinti.
La sostenibilità è un valore importante per entrambi considerato che l’88% degli italiani esegue meticolosamente la raccolta differenziata e che il 68% è favorevole a far pagare un supplemento per i prodotti in plastica monouso così da disincentivarne l’acquisto. Un atteggiamento dovuto, se si pensa che ogni settimana ingeriamo involontariamente con gli alimenti 5 grammi di microplastiche pari al peso di una carta di credito mentre in una sola bottiglia d’acqua ci possono essere fino a 240 microplastiche a litro.
I nuovi consumatori sono ambientalisti e salutisti anche nella scelta del cibo benché il tempo per cucinare sia sempre minore. Impegnati a rincorrere il lavoro e a gestire la vita personale, gli italiani abbandonano i fornelli di casa a dispetto della passione per la cucina, (in 20 anni il tempo passato ai fornelli si è dimezzato. Oggi è di 37 minuti al giorno).
Lievita la spesa delle famiglie per la ristorazione fuori casa e nel 2018 è arrivata a 83 miliardi di euro. I cibi pronti o rapidi da preparare sono i preferiti anche per il consumo casalingo. È boom per il food delivery, utilizzato ormai da più di un italiano su quattro. E anche negli acquisti al supermercato vince l’instant food, +9,3% tra il 2018 e il 2017.
Su questa scia ‘very fast’ esplode il fenomeno delle instant pot, le pentole elettriche (+72,8% le vendite nei primi 7 mesi dell’anno), che promettono successi culinari istantanei e che aprono le porte al convenience food a 360°.
In questa rivoluzione gastronomica si perde di vista anche il concetto di “portata” e al primo e secondo piatto della tradizione sono preferiti gli snack di frutta e verdura (dolci o salati, poco importa, crescono entrambi a doppia cifra) meglio se già confezionati, come ad esempio le barrette sostitutive dei pasti o comunque rappresentativi di un piatto pronto.
Non è un caso la crescente attenzione degli italiani per fibre e proteine: nel 2018 su Google alla parola proteina sono associate 64 milioni di ricerche a scapito di grassi e carboidrati. Se da un lato la sostenibilità è una componente fondamentale della reputazione d’impresa per il consumatore italiano, si registra anche una sua maggiore apertura, rispetto ai cugini europei, alle sperimentazioni e alle novità. Soprattutto quelle a basso prezzo, visto che un quarto della popolazione non arriva a fine mese.
Unico neo: il consumatore italiano non è fedele ai brand. Per questo la competizione sulla IV Gamma tende a orientarsi fortemente sulla leva prezzo e sposta la bilancia della private label verso il nuovo settore dei discount che stanno erodendo pesanti quote di mercato ai tradizionali super e ipermercati e si stanno aprendo al fresh cut ‘avanzato’, sempre che riescano a cavalcare l’onda green che oggi è un presupposto irrinunciabile.
Sicurezza, infine, è la parola vincente anche a tavola. Il 78% dei consumatori è rassicurato dall’origine 100% italiana e questi prodotti crescono del 4,8% in un anno (2018 su 2017).
Mariangela Latella