Il maltempo non perdona, i danni maggiori nel Metaponto

L’azienda Natura Iblea di Ispica, in provincia di Ragusa, specializzata nella produzione di IV Gamma Bio, è pronta a fare causa al Consorzio di Bonifica di Ragusa. Oggetto del contendere: l’asserita mancata manutenzione dei canali irrigui da parte dell’ente, che non hanno retto alla bomba d’acqua dello scorso 25 ottobre causando un’esondazione che ha allagato serre e campi agricoli con danni ingenti al raccolto in tutto il territorio.

È solo una delle vicende che stanno segnando il passo di questa ennesima stagione climatica anomala caratterizzata da eccessi piovosi, venti sopra i cento chilometri orari e in genere tempeste violente che stanno creando un vero e proprio buco nero di mercato nelle produzioni di IV Gamma italiane con cali di volumi e qualità a fronte di costi in aumento per fronteggiare l’emergenza.

Roberto Giadone dell’azienda Natura Iblea di Ispica

“Noi siamo fornitori di IV Gamma di carote Bio oltre che carote Ispica DOP di prima gamma e altri ortaggi” spiega Roberto Giadone, presidente di Natura Iblea Srl che ha vinto per tre anni di fila il premio Miglior Welfare Aziendale della Fondazione Welfare Index Pmi. “Lavoriamo con i principali player del settore producendo per loro circa un milione di kg l’anno di carote Julienne, ma dalla bomba d’acqua del 25 ottobre scorso siamo fermi con serre distruttte e danni alle strutture per circa 150 mila euro. In meno di due ore e mezza, sono venuti giù 256 mm di acqua, praticamente quanto piove in un anno. I canali sono esondati perché la presenza di canneti negli alvei ha determinato una fiumana di materiale vegetale che ha creato un effetto tappo a ridosso dei ponti. Tutto il Basso Ispicese è andato interamente distrutto. Dal 25 ottobre ad oggi, poi, l’acqua non è ancora defluita e le carote sono praticamente a mollo da 15 giorni con previsione di perdite di almeno un quarto del raccolto. Quindi non solo non possiamo raccogliere, ma non possiamo neanche andare a ripulire il terreno dalle infestanti né seminare. In questo senso, stimiamo che i danni per la nostra azienda possano lievitare di altri 300 mila euro”.

Le prime varietà che hanno risentito delle devastazioni climatiche sono state quelle a campo aperto, come spinacino, lattughino verde e radicchio tondo, cosiddetto di Chioggia, ma con l’intensificarsi del mal tempo, anche le produzioni in serra e quindi baby leaf e rucola, cominciano ad accusare i primi problemi.

“Nella Piana del Sele – spiega Marco Valerio Del Grosso, vicepresidente dell’ordine degli agronomi di Salerno – non ci sono stati danni alle serre, in quanto impianti, se non marginali e non hanno riguardato che il 10% massimo delle strutture. Il problema vero qui è stato l’allagamento delle colture protette. È piovuto per sette giorni di seguito e l’acqua, alla fine, è entrata dentro le serre determinando un calo delle produzioni per i danni da umidità, prima fra tutte la Peronospora sulla rucola che, a differenza dello spinacino e del lattughino verde, non è resistente a questo patogeno.”

Strage invece nel Metaponto dove per il maltempo i venti e la pioggia, sono andati distrutti 200 ettari di serre di fragole su 800. Un quarto delle colture è andato perduto mentre sui cavoli rapa, di cui si coltivano circa 40 ettari, la perdita dei volumi è stata inferiore, intorno al 10%. “Il problema in quella zona – continua Del Grosso – è che sono prevalentemente tunnel e quindi strutture più leggere di una serra. Per rimetterli su, il costo è di 4 euro a metro quadro contro i 10 euro necessari per le serre vere e proprie ma adesso sta mancando anche il materiale ossia i teli”.

Diversa la situazione in Sardegna dove, ci spiega Fabio Paterle, dell’omonima azienda vivaistica di Arborea (Oristano), “si produce soprattutto radicchio tondo e pan di zucchero. L’anomalo prolungamento delle temperature estive fino a tutto ottobre ha determinato un anticipo di stagione di almeno 20 giorni e, ora, che dovrebbe essere il pieno della campagna commerciale, c’è un fisiologico rallentamento con la previsione che possa mancare del tutto il prodotto durante il mese di dicembre, fino ai primi di gennaio”.

Risalendo a Nord, venti superiori ai 100 km/h hanno colpito la bassa bresciana la settimana scorsa, scoperchiando molti tunnel destinati alla produzione di baby leaf. Circa sei le aziende coinvolte che, per l’eccesso di umidità in campo, si stanno misurando con la diffusione della Bremia, un fungo della famiglia delle Peronosporaceae che colpisce soprattutto i lattughini. Sono già iniziati i tagli degli ordini perché manca prodotto. Per spinacino, lattughino e baby leaf la produzione è sotto del 35%.

Anche le coltivazioni in campo aperto sono state colpite in Lombardia, soprattutto quelle destinate alla coltivazione di pan di zucchero, radicchio rosso tondo e cavoli (cavolfiori, verza e cappuccio). “Anche qui, l’autunno caldo ha accelerato la maturazione di due settimane – spiega Alessandro Marinoni proprietario dell’azienda agricola Rizzardi e presidente dei giovani imprenditori agricoli di Confagricoltura Lombardia – ma le piogge più che abbondanti degli ultimi giorni ci stanno rendendo praticamente impossibile la raccolta che viene fatta manualmente con costi triplicati e che mandano in rosso i bilanci del produttore. Non si porta a casa neanche la giornata”. L’azienda Rizzardi, peraltro, è ferma dal 12 agosto scorso quando un temporale particolarmente violento ha raso al suolo sette ettari di produzioni. “Con le assicurazioni – continua Marinoni – si fa anche fatica a venirne a capo. Le Regioni, che dovrebbero coprire il pagamento delle polizze per il 60% a fondo perduto, sono in ritardo nei pagamenti di 4-5 anni e questo ci costringe a pagare il premio per l’intero se vogliamo essere coperti. Le polizze per questo tipo di danni, sono piuttosto costose per cui molti agricoltori, preferiscono accettare il rischio piuttosto che pagare l’intero premio. Peraltro, la stragrande maggioranza delle serre non sono assicurabili perché le compagnie tutelano solo le più nuove mentre in Italia, l’80% degli impianti è vetusto”.

Mariangela Latella

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