Domani, martedì 26 ottobre, è convocato il tavolo interministeriale Agricoltura e Salute, per la riforma della legge sulla IV Gamma. Sarà un tavolo molto importante e complicato dal quale potrebbero dipendere le sorti di un intero settore.
Con l’avvento del vertical farming, il rischio di un rimodellamento del mondo della IV Gamma, infatti, può essere dietro l’angolo. Il suo giro d’affari nazionale, da circa un miliardo di euro potrebbe, infatti, essere parzialmente assorbito dalle produzioni di vertical farming concentrate in Lombardia, che hanno alle spalle il mondo dell’industria e dei fondi di investimento.
Le associazioni di categoria (in sostanza Coldiretti e Confagricoltura, le due maggiormente e direttamente interessate) e gli stessi produttori tradizionali di IV Gamma sono in stallo.
“La situazione è complessa e delicata – afferma Renato Giavazzi (nella foto), presidente della sezione orticole di Confagricoltura Lombardia -. Vedremo che succederà. Le imprese di vertical farming e quelle di IV Gamma tradizionale sono rappresentate da entrambe le associazioni sindacali e nessuno vuol tirare calci negli stinchi ai propri iscritti. Stiamo cercando di ragionare su come ristrutturare il comparto, in maniera costruttiva. Se si affermasse, tout court, il vertical farming come metodo di produzione equivalente a quello di IV Gamma, il rischio è aziende come Bonduelle, la Linea Verde, Rago, Cultiva, Ortoromi, che adesso, dal Nord a Sud della Penisola, coltivano a campo aperto, in serra o in tunnel, debbano rivedere le proprie strategie”.
– Quale può essere la strada da seguire?
“L’unica possibile è quella di sedersi tutti al tavolo interministeriale Agricoltura-Salute, e decidere serenamente insieme il da farsi, dando per scontato che serve attenzione per una filiera che oltre a creare reddito, offre posti di lavoro e rappresenta un segmento sempre più importante nel paniere di beni degli italiani”.
– E quindi, secondo lei, come si scioglie questa matassa?
“Da un punto di vista legislativo, ad esempio, non considerando le produzioni di vertical farming come produzioni agricole, perché di fatto non hanno nulla di agricolo se non l’output, ossia il prodotto finale, che va sugli scaffali. Sono produzioni industriali, non si discute. Né, men che meno, bisogna equipararle a quelle di IV Gamma che rispondono a precisi parametri legislativi per il processo produttivo, individuati dalla legge sulla IV Gamma. Se da un lato non si può bloccare la libera iniziativa di impresa, in questo caso quella delle aziende di vertical farming, di produrre e commercializzare il loro prodotto (principio che ha fatto approvare l’articolo 39); d’altro canto non possiamo neanche pensare che il prodotto da vertical farming possa essere un surrogato del prodotto di IV gamma perché non risponde, né può farlo, ai suoi parametri igienico-sanitari per il sol fatto che non rientra nel perimetro della legislazione vigente sul tema né esistono dettami normativi chiarificatori per questo caso specifico”.
– Cosa pensa del momento che sta attraversando il mercato della IV Gamma?
“Dopo un’estate infausta dal punto di vista climatico, la campagna sta andando male. Da Salerno fino al Veneto, tutti i produttori di IV Gamma non ci stanno dentro. Se non riusciamo a farci riconoscere nemmenp dieci centesimi in più dalla distribuzione a fronte dell’aumento enorme dei costi di produzione e delle materie prime, rischiamo davvero, che dalla prossima campagna salti un intero sistema. Quest’anno saranno fortunati quelli che chiuderanno in pareggio. E questa non è la solita lamentela degli agricoltori sfortunati che vivacchiano alla giornata. Stiamo parlando di un nodo focale, di una situazione drammatica con cui bisogna fare i conti. Questo stallo comunque è anche colpa dei produttori”.
– In che senso?
“Per tanti anni, quando le cose andavano bene, non siamo stati lungimiranti, non abbiamo saputo creare unità per far fronte alle sfide che inevitabilmente il mercato ci avrebbe presentato”.
– Ed ora c’è un braccio di ferro tra innovazione e tradizione.
“Non può e non deve essere vista così. Bisogna sottolineare che queste produzioni in vertical farming non sono produzioni agricole ma industriali e non possono essere equiparate, nel processo produttivo, alla IV Gamma. Con la situazione normativa del decreto Sostegni di maggio, rimasta in sospeso, stiamo vivendo in una situazione di mercato ai limiti dell’anarchia. Se da un lato non possiamo bloccare la libertà di impresa, dall’altro rischiamo di trovarci in una situazione di concorrenza sleale con prodotti simili a quelli di IV Gamma ma che, di IV Gamma, non sono”.
– Come commenta il progetto di legge sul vertical farming, al vaglio del Legislatore della Regione Lombardia?
“Penso che il bandolo possa essere sciolto solo sul tavolo interministeriale nazionale”.
Mariangela Latella