In Lombardia il vertical farming diventa attività agricola

Sarà votata domani, martedì 26 ottobre, in giunta regionale Lombardia, la prima legge sul vertical farming (proposta dal consigliere regionale Federico Lena, della Lega) che riconosce per la prima volta questo processo produttivo come una pratica agricola superando, sia pur a livello regionale, la diatriba sulla natura di questa tecnica innovativa.
La legge Regionale ha tanto più significato per il mercato, quanto più si considera che in Lombardia è concentrato il maggior numero di produttori di vertical farming del Paese.
Oggi il mercato globale delle vertical farm vale oltre 2 miliardi di euro, ma le previsioni sono di 5,8 miliardi già dall’anno prossimo. La crescita in Italia potrebbe essere ancora più esponenziale considerato che, secondo l’ISTAT, lungo la Penisola ci sono circa 130 mila edifici in disuso ed è partendo da questi edifici che di solito si realizzano gli impianti, che garantiscono risparmio di suolo e acqua (fino al 95%), l’abbattimento dell’uso di pesticidi e diserbanti e il risparmio energetico.
Ne parliamo con Fabio Rolfi (nella foto), assessore all’Agricoltura alimentazione e sistemi verdi della Regione Lombardia.
– Come nasce questo progetto di legge che state per votare?
“Nasce nel quadro del New Green Deal europeo e dei suoi obiettivi di sostenibilità. Trova un fondamento normativo nel riconoscimento di un codice ATECO, proprio di ogni categoria merceologica, nelle statistiche ISTAT, alla sezione agricoltura, per le colture idroponiche e aeroponiche. Sono tecniche di produzione, peraltro, già certificate che, fino ad ora, non hanno trovato un adeguato riconoscimento normativo sopratutto se inserite nelle aree urbane e peri-urbane, come sta avvenendo, ad esempio, a Milano”.
– Qual è la portata innovativa di questa legge?
“La novità è che viene definito ‘agricolo’ questo modo innovativo di produrre cibo e che ben può insediarsi nelle città, anche in capannoni industriali, commerciali, preferibilmente recuperando edifici dismessi e quindi incidendo positivamente sul degrado urbano, senza intaccare il proprio profilo agricolo. Non dimentichiamo che il Vertical Farming nasce proprio nelle città, per avvicinare la produzione al consumatore e garantire le forniture di prodotti freschissimi a Km 0”.
– Non pensa che un settore così innovativo che in poco spazio riuscirebbe a produrre il fabbisogno di insalate in busta di tutto il Paese, rischi di scalzare il settore della IV Gamma tradizionale italiana, nata proprio in questa Regione, che vale un miliardo di euro?
“Non vedo questo rischio. La considero un’opportunità in più per il consumatore. Inoltre la IV Gamma garantisce una maggiore componente di servizio, ad esempio con i piatti pronti o con le insalate arricchite, che il vertical farming non ha. E poi si tratta, a parte qualche grande produttore come Planet Farms o Agricola Moderna, per lo più di piccole realtà, che producono baby leaf ma soprattutto microgreen. Tutta questa grande capacità produttiva di cui si parla, al momento, è solo teorica. Ho visto commercianti che avevano la serra verticale in negozio e che per essere definiti produttori agricoli hanno dovuto comprare terreni agricoli. La legge ha l’obiettivo di facilitare questi investimenti che oggi sono bloccati dal fatto che queste attività non vengono riconosciute come agricole.
– L’alea del clima, sta rendendo le produzioni tradizionali sempre più a rischio per quanto riguarda la continuità delle forniture alimentari. Pensa che questo possa traslare la catena di fornitura delle insalate in busta, che vale l’80% del mercato di IV Gamma, verso le produzioni di vertical farming?
“Non dimentichi che andiamo verso una crescita  esponenziale della popolazione e che servono metodi sempre più sostenibili per nutrirla. D’altro canto non tutte le colture sono producibili in vertical farming”.
– Ma la tecnologia va sempre avanti?
“Esatto. Siamo orgogliosi di avere ospitato la nascita della IV Gamma italiana nella nostra regione, ma l’innovazione non si ferma”.
– Avete cambiato la legge di bilancio per fornire una dotazione finanziaria a questa legge che è complessivamente di 200 mila euro nel biennio 2022-2023 da destinarsi a dieci iniziative, secondo il testo del PDL. 
“Il punto non è quello finanziario e poi a me il numero delle iniziative finanziabili non risulta. Tenga presente inoltre che la cifra non è vincolante. Quello che stiamo portando avanti è il Milan Urban Food Policy Pact, sottoscritto durante EXPO 2015, un patto internazionale che copre 210 città e oltre 450 milioni di persone. All’art. 4 si stabilisce che la Giunta regionale, nel quadro delle politiche volte a rafforzare i sistemi alimentari urbani, coordini iniziative e progetti di rete con i comuni capoluogo per favorire la diffusione di sistemi virtuosi e sostenibili a partire dalle esperienze dei distretti del cibo e dei mercati contadini”.
Mariangela Latella

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