Da qui al 2050 il settore dei prodotti plant-based (ossia proteine alternative a quelle della carne) raggiungerà un giro d’affari mondiale di 1,4 trilioni di euro, partendo da un semplice volano finanziario pubblico di circa 2 miliardi di euro di finanziamenti nel 2021. Questi prodotti si diffonderanno soprattutto nel canale dei piatti pronti e gourmet. Lo rivela lo studio dal titolo ‘Alternative alla carne, un trend o uno stile di vita’ condotto da Atlante – The food of the world, con la partecipazione di Nielsen IQ, che è stato presentato qualche giorno fa.
Il più grande bacino di consumatori di alternative vegetali alle proteine della carne, è quello cosiddetto dei flexitariani. Secondo lo studio, il 46% dei consumatori europei ha affermato di avere ridotto il consumo della carne nell’ultimo anno. Il target è trasversale perché comprende sia uomini che donne mentre riguarda in specifico modo la generazione dei Millenials.
Il 90% di questi consumatori ‘flessibili’ comunque, consuma ancora carne. Sono attenti ai temi dell’ambiente, della salute e del benessere animale. Sono consumatori che preferiscono mangiare piatti semplici e veloci da preparare ma sono frenati dal passare a una dieta 100% vegetariana, per la scarsa disponibilità di prodotti vegani reperibili fuori casa a prezzi accessibili a tutti.
Secondo i dati Nilsen, al 20 febbraio 2022, si registrava una crescita del largo consumo confezionato nel canale retail, dell’1,3% mentre nello stesso periodo del 2021 è stato dello 0,4% in più e nel 2020 del +7,9%.
Le scelte di acquisto sono guidate dalla necessità di sicurezza e dalle aspettative di benefici derivati, ad esempio dalla sostenibilità ambientale (32% del campione), dai prodotti locali (32%); dal consumo di ortofrutta (29%) e così via. Per il 9% del campione il driver di acquisto principale è che sia un prodotto facile da preparare e che riduce il tempo ai fornelli.
Il valore della sostenibilità nel largo consumo confezionato è di circa 11,5 miliardi di euro di beni nel 2021, in crescita del 3,2% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, anche se cresce la presenza a scaffale di prodotti sostenibili, non crescono le rotazioni che tendenzialmente, sono anzi in calo.
Così è, ad esempio, per i prodotti certificati per la responsabilità sociale (quasi quattro miliardi di euro di giro d’affari) con una presenza a scaffale in crescita dell’8,2% e una rotazione che decresce del 2,6%. Idem per prodotti che rispettano gli animali (1,5 miliardi di euro di giro d’affari): la presenza a scaffale cresce dell’8% mentre la rotazione diminuisce del 2,4%; per i prodotti da management sostenibile delle risorse (6,1 miliardi di euro di fatturato), la presenza a scaffale sfiora il +10% mentre la rotazione diminuisce del 4,2%. Quest’ultima cresce solo per quanto riguarda l’agricoltura e l’allevamento sostenibile (+1,3%) che ha quasi 3 miliardi di euro di giro d’affari ed una presenza a scaffale sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente, +0,1%.
Nel nuovo carrello della spesa si assiste ad una crescita dei prodotti gourmet, dei secondi piatti pronti, dei consumi tipici fuori casa, dell’easy food come panini, hamburger affettati pizze e piadine, e della categoria benessere e salutistici. Su un indice base, per il 2019, pari a 100. I secondi piatti pronti si assestano a 128, subito dopo quelli gourmet (131). Le confezioni di prodotti easy to eat e Plant based sono arrivate a fine 2021, a 277 milioni con un prezzo medio delle confezioni che sale da 1,84 euro a 1,92. Una crescita minore rispetto al prezzo medio euro/chilo che è passato ai 3,08 euro di due anni fa a 3,21 euro registrato al 2 gennaio 2022.
Anche nella gastronomia la crescita è legata ai piatti pronti con 26,8 milioni di euro di fatturato contro i 3,4% dell’hummus e l’1,2% del tofu. Crescita delle rotazioni e del presidio a scaffale sono i key driver di crescita di piatti pronti, tufo e humus. I piatti pronti sono in crescita, infine, in tutti i canali e particolarmente in Iper e Super, rispettivamente del 9 e del 10%.
I nuovi trend Plant-based nel mondo vanno dalla sostenibilità del pack, alle alternative al pesce, alle partnership con i fast food (le carni alternative sono viste come un’opzione più sana del classico Burger), alle alternative Veg gourmet.
Mariangela Latella