Se La Gazzetta della Sport getta discredito sulla IV Gamma

La Gazzetta dello Sport online, sezione alimentazione, fa cattiva informazione sulla IV Gamma: l’articolo del 20 luglio intitolato “Insalata in busta: a cosa fare attenzione, come sceglierla e perché è meglio lavarla sempre” è un concentrato di luoghi comuni e inesattezze portate alla ribalta dalle parole di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori.

Come si sceglie un’insalata confezionata, a cosa dobbiamo fare attenzione? Si chiede l’estensore dell’articolo all’inizio del pezzo. “La prima cosa da fare è guardare l’etichetta, per essere certi che si tratti effettivamente di un prodotto di IV Gamma che non va lavato – spiega alla Gazzetta Dona -. Anche se io consiglio di lavarla ugualmente”.

Poi si passa al sacchetto di plastica: “Se è gonfio, meglio evitare: potrebbero essere in corso fenomeni fermentativi”, suggerisce Dona. E ancora: “Attenzione alla condensa, non di rado presente all’interno della busta: non è un buon segno per la qualità del prodotto. Così come non depongono bene foglie attaccate al sacchetto o l’aspetto annerito dell’insalata o con foglie marce qua e là”. Parole in linea con quanto avrebbe detto il re dell’ovvio Massimo Catalano.

Anche la data di scadenza, scrive la rosea online, è importante: “L’insalata è il tipico alimento che più lontano è dalla data di scadenza, meglio è”, aggiunge Dona. Che suggerisce anche un trucco per risparmiare: imparare a leggere il prezzo dell’insalata al chilo e non limitarsi a quello del prodotto. “A volte la busta può ingannarci”. Come possa ingannare la busta è un mistero, ma l’affermazione non trova contraddittorio.

L’articolo prosegue spiegando che “i difetti dell’insalata in busta non riguardano solo la possibile presenza di batteri, ma anche un’ingente perdita di nutrienti”. E cita il libro “La dieta non dieta” di Debora Rasio. “Vitamine e minerali vengono ampiamente perduti sia per i prolungati lavaggi in acqua addizionata di cloro (ricordiamo che le vitamine idrosolubili e i minerali si sciolgono nell’acqua), sia per il successivo taglio con relativa fuoriuscita, dalle foglie recise, dei succhi e dei nutrienti in esse contenuti. Aggiungiamo i 5 giorni di esposizione delle buste alla luce artificiale dei frigoriferi dei supermercati, che depaupera ulteriormente di vitamine le foglie”.

Insomma, incalza il non certo memorabile articolo, “quasi un girone dantesco per le povere insalate che, alla fine, ci possono fornire ben poco più di un po’ di fibra e clorofilla, il che le rende abbastanza inutili ai nostri scopi”.

Dona conclude alimentando altri luoghi comuni non suffragati dalla realtà dei fatti, che registra costanti e crescenti sforzi delle aziende di settore per garantire risparmio idrico e massima sostenibilità: “L’insalata fresca è decisamente meglio, sia per ragioni ambientali che nutrizionali, perché nel momento in cui vengono colte e tagliate, queste verdure potrebbero perdere un po’ di qualità”. (m.a.)

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