di Mirko Aldinucci
“La vera domanda è: il 2023 è stato un anno eccezionale o l’inizio di una nuova, terribile normalità?”. Claudio Mazzini, responsabile freschissimi Coop Italia e vicepresidente dell’organismo interprofessionale Ortofrutta Italia, utilizza una domanda dai risvolti inquietanti, per nulla retorica, per inquadrare il momento della IV Gamma e tracciare un primo bilancio dei dodici mesi che si chiuderanno il 31 dicembre.
“La IV Gamma, più di altri comparti – entra nel dettaglio Mazzini – sta scontando quella che con una terminologia non originale ma efficace viene definita tempesta perfetta: una congiuntura anomala determinata dal cambiamento climatico che ha generato una concatenazione di cali produttivi e abbassamento qualitativo della materia prima; dall’aumento del costo del denaro, molto impattante per aziende che hanno un’esposizione finanziaria importante; dalla incapacità – e qui entriamo nelle motivazioni endogene – di innovare veramente, di aggregarsi e alzare l’asticella isolando i player borderline che sminuiscono il valore del prodotto vendendo, o meglio svendendo, a basso prezzo.”.
Di qui le logiche, motivate preoccupazioni per il futuro. Anche perché il climate change sta colpendo duramente il settore ortofrutticolo: “L’unica campagna normale è stata quella delle fragole, tutti gli altri prodotti hanno subito conseguenze dal mix di eccesso di caldo, alluvioni, gelate… Questa situazione, in un ambito come quello della IV Gamma, legato a prodotti a gestione industriale sempre disponibili sugli scaffali, ha obbligato la filiera a fungere da ammortizzatore e a fare salti mortali per evitare buchi nelle forniture”.
Con ripercussioni sulla qualità: “Sarà per la minor tenuta di baby leaf e insalate, sarà forse per una selezione meno severa del passato, ma non è sembrata quella degli anni precedenti. Il calo dei consumi deriva anche da questo. Attenzione: il riconoscimento del valore qualitativo è fondamentale per mantenere le posizioni”.
Per Mazzini è necessario che il mondo della produzione trovi una soluzione strutturale alle numerose criticità: “La concessione di qualche aumento ai fornitori, comunque necessario, non scioglie i nodi, è come applicare un cerotto a chi si è rotto una gamba e avrebbe bisogno di un gesso. Si stanno portando avanti azioni tattiche quando c’è un tema di fondo, di strategia. Una strategia che sembra non esserci”.
Sì perché la crescita della componente-trasformazione, “che ha capacità produttiva pressoché doppia rispetto a un consumo tutto sommato elevato ma stabile”, potrebbe rendere poco efficaci anche alcune delle soluzioni da più parti prospettate, come gli investimenti in comunicazione: “Parliamo di referenze che richiedono tanto spazio nei banco frigo e di cui non si può fare scorta per la limitata shelf life: le promozioni, insomma, rischiano di lasciare il tempo che trovano“.
E allora? “Serve innovazione vera, non basta puntare su mix diversi per far cambiare il trend”, incalza il manager. Qualche esempio virtuoso? “Non in IV Gamma come la intendiamo ma, ad esempio Kilometro Verde di Giuseppe Battagliola è una vera innovazione, forse l’unica, perché guarda al prodotto e non alla tecnologia. Per il resto vedo che tutti procedono nella stessa direzione: ricettazioni diverse. E stop. Non basta”.
E Coop Italia come procede? “Abbiamo messo a terra tutta la parte di rinnovamento delle linee, la presenza del prodotto a MDD è ampia e sta garantendo risultati positivi: il trend non è positivo ma comunque migliore rispetto alla media di mercato. Siamo stati tra i primi a proporre prodotti di vertical farming e saremo i primi – rivela Mazzini – a fare un lavoro di linea importante in questo ambito, a partire dal mese di dicembre, con una proposta realmente innovativa nel contenuto così come nel contenitore”.
mirko.aldinucci@freshcutnews.it