Nostra inchiesta. C’è del nuovo nel mix. Ecco cosa/ 3

Un mix etnico di insalate? Perché no! Non solo per soddisfare, anche attraverso il format ready-to-eat, una nuova tendenza alimentare legata al boom delle ricette e della ristorazione esotiche, ma anche per permettere ai nuovi residenti, immigrati che provengono dalle diverse parti del monto, di ritrovare i sapori dei loro Paesi di origine come snack on-the-go.

In questa terza e ultima puntata della nostra inchiesta sulle specie vegetali che si prestano al taglio e alla lavorazione di IV Gamma, passeremo in rassegna qualche altra varietà che si affaccia, per i motivi suddetti, al mercato italiano del fresco.

Bidao. Altrimenti detta zucca di cera o anche melone d’inverno appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee e alla specie Benincasa hispida. Si tratta di una zucca cinese coltivata nelle zone tropicali che si presenta come una pianta annua e rampicante. I frutti piccoli vengono trattati commercialmente come le zucchine mentre i frutti maturi (oblunghi o cilindrici e ispidi) sono caratterizzati da una buccia ricoperta da abbondante cera naturale che può conservare il frutto anche fino ad un anno dalla raccolta. Nei nostri climi, la semina può essere effettuata a campo aperto dopo maggio (servono: un suolo molto ricco, acqua e calore) mentre in caso di trapianto occorre prestare molta attenzione alle radici che sono particolarmente sensibili.

Kemangi
. È una specie di basilico utilizzato come ingrediente principale delle insalate indonesiane o nei piatti crudi a base di verdure. Nello stato indiano di Manipur è uno degli ingredienti chiave della tipica insalata locale che si chiama Singju. Il Kemangi è anche conosciuto con il nome di Thai Lemon Basil (Famiglia Lamiaceae; specie Ocimum xafricanum) ed è un’erba molto popolare anche nella cultura alimentare araba, tailandese, malese, filippina e del Laos dove viene impiegata per la preparazione della tipica zuppa tradizionale del Paese, l’Or Lam. Originaria dell’Africa del Nord-est e del Sud-est Asiatico, questa pianta richiede nella coltivazione, le stesse attenzioni delle altre varietà di basilico. Poiché è una pianta tropicale ha bisogno di almeno sei ore di sole al giorno.

Shiso. È un vero e proprio super-food utilizzato nell’alimentazione giapponese sin dal 5.000 a.C., ricco di minerali (ferro, calcio, fosforo, potassio) e di vitamine A, C e B2. Il suo nome antico in lingua originale è jyuunin che, tradotto letteralmente, significa “dieci anni”, dal momento che la tradizione attribuisce dieci anni di vita in più a chi se ne ciba in maniera continuativa. È anche conosciuto con il nome di basilico cinese o timo giapponese, e il suo nome scientifico è Perilla frutescens. Si tratta di una pianta annuale aromatica dall’intenso profumo e sorprendente sapore – dall’anice alla melissa – le cui foglie assomigliano a quelle del basilico. Ne esistono diverse varianti, anche a seconda dell’area di provenienza. Viene coltivata anche in India, Cina, Corea e Vietnam.

Cavolo cinese o di Pechino. Il suo nome scientifico è Brassica pekinensis ed è una brassicacea costituita da foglie carnose e ampie, di colore verde chiaro, il suo interno, invece, è quasi bianco e le sue coste, molto spesse, sono di colore bianco-argento. La sua forma e il suo sapore ricordano vagamente quelli della lattuga romana. Probabilmente originario della Cina e dell’Est dell’Asia, il cavolo cinese si può trovare oggi in più di una trentina di varietà, pochissime delle quali conosciute in Occidente. È ricco di vitamina C e A, sali minerali, acido folico e potassio inoltre, poiché è ricco d’acqua, ha un contenuto calorico molto basso.

Mariangela Latella

Nella foto di apertura il Kemangi, un basilico esotico

Iscriviti alla nostra newsletter e ricevi ogni giorno
le più importanti notizie dal mondo dell’ortofrutta.

Grazie per esserti iscritto alla nostra newsletter!