Micro-organismi alleati dei coltivatori. Nuove ricerche

I microbi del suolo possono aiutare i produttori ad aumentare la resa e a risparmiare. Lo vuole dimostrare il progetto europeo quinquennale Xcalibur, appena partito, guidato dal CREA e finanziato dal programma Horizon 2020 per circa 7 milioni di euro. Un programma di ricerca che vede coinvolti sedici partner in tutta l’Unione e che punta a realizzare maggiori rese e risparmi economici per le aziende che partono dai 120 euro per ettaro in meno per i produttori di pomodoro ai 100 per quelli di fragole con minori input chimici fino al 30%.
“Siamo partiti ai primi di giugno – ci spiega Eligio Malusà, esperto CREA del centro di Ingegneria e trasformazioni agroalimentari che coordina il progetto insieme a Stefano Mocali – e puntiamo a fare una sorta di catalogazione dei micro-organismi presenti nei terreni e a verificare come interagiscono con i biofertilizzanti e biostimolanti che parimenti stiamo andando a sviluppare nei laboratori dell’Università di Granada. Puntiamo a realizzarne cinque o sei e, alla fine della ricerca, ne chiederemo la registrare per avere il marchio CE. Il progetto rientra nel Regolamento appena approvato sui concimi organici e può contribuire ad allineare le normative nazionali”.
I campi sperimentali sono sparsi nei diversi Centri di ricerca aderenti che sono appunto sedici. In Italia si lavorerà tra i Centri del CRPV in Emilia-Romagna e quelli propri del CREA. Sono inoltre coinvolti il Research Institute of Horticulture in Polonia; i britannici Natural History Museum e il NIAB East Malling Research; l’Agricultural Institute of Slovenia; l’Università degli studi di Torino; il Netherlands Institute of Ecology; l’Università di Copenhagen; il Politecnico di Graz in Austria; il francese InoculumPlus; l’Università di Granada; l’Intermag sp in Polonia; il belga NSF Euro Consultants; e gli istituti tedeschi Kompetenzzentrum Obstbau Bodensee e Fördergemeinschaft Ökologischer Obstbau e.V.
“Una delle maggiori sfide dell’agricoltura è produrre più cibo con meno risorse – precisa Mocali -. Può sembrare un obiettivo troppo ambizioso e difficile da raggiungere ma sotto ai loro piedi gli agricoltori hanno a disposizione miliardi di potenziali partner che possono aiutarli nell’intento, i micro-organismi. Basta saperli valorizzare”.
La rilevanza della biodiversità microbica del suolo è ampiamente riconosciuta per le interazioni e le dinamiche che si instaurano con le produzioni agricole. Proprio per queste ragioni, i ricercatori del CREA ne stanno approfondendo la conoscenza, in particolare degli effetti sinergici in orticoltura. Stanno valutando, infatti, come l’introduzione di altre popolazioni microbiche possano migliorare sia la fertilità dei suoli sia la resistenza a stress biotici e abiotici di alcune colture modello (quali pomodoro, fragola o anche mela) in diverse condizioni sperimentali e in pieno campo in tutta Europa.
Grazie ad un approccio integrato di ricerca delle interazioni pianta-suolo-microrganismi e di sperimentazione sul campo, all’impiego di nuove tecniche molecolari, come il sequenziamento di specifici gruppi di microrganismi e alla creazione di strumenti, indicatori e sistemi di valutazione e modellizzazione sarà possibile sviluppare nuovi bio-prodotti e pratiche agricole in grado di valorizzare la biodiversità nativa del suolo e di ridurre l’utilizzo di input chimici di almeno il 10-30% (a seconda della coltura, della qualità del suolo e delle condizioni pedoclimatiche). Sulla base, quindi, dell’analisi del comportamento e della reazione delle popolazioni microbiche spontanee nei confronti dei nuovi microrganismi introdotti, i ricercatori del CREA potranno valutare l’efficacia dell’utilizzo di questi nuovi bio-prodotti in condizioni reali e fornire agli agricoltori opportune indicazioni sulle pratiche agronomiche più adatte per valorizzare la biodiversità dei loro suoli e alle Istituzioni un valido strumento sia per il controllo sia  per l’implementazione del contesto normativo in materia di fertilizzanti organici.
Mariangela Latella

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