Duecento grammi di cuori di iceberg a 69 centesimi, con uno sconto del 30% sul prezzo di listino (Aldi); 350 grammi di insalata julienne a 99 centesimi (Pam); 100 grammi di Valerianella lavata a 99 centesimi (In’s); 100 grammi di misticanza bio a 95 centesimi (Lidl). Cambiano le insegne, le grammature e gli ingredienti, ma non la sostanza: in Gdo – come testimonia il breve elenco stilato consultando i volantini di alcune catene – la IV gamma resta sovente “ostaggio” di politiche di prezzo ammiccanti nei confronti del consumatore, appena sotto o molto sotto l’euro.
Listini che parlano chiaro e raccontano come spesso e volentieri l‘impennata dei costi energetici e delle materie prime che stanno mettendo sotto pressione soprattutto la fase produttiva, non venga riconosciuta a chi opera nelle retrovie della filiera.
Il mese scorso il Centro Studi di Confagricoltura ha rilevato che il “gap” tra i costi della coltivazione degli ortaggi – più cari se coltivati in serra – e i prezzi a scaffale sta volando: se a dicembre 2021 coltivare verdure di IV Gamma costava almeno il 10% in più sul 2020 e l’1,6% in più rispetto a al mese precedente, il prezzo medio a scaffale è praticamente rimasto invariato se non addirittura ribassato ulteriormente dall’aumento della frequenza delle promozioni. Alle insalate di busta, nei volantini di numerose catene distributive, è assegnato il ruolo di prodotto-civetta.
“Se continuiamo così – aveva spiegato a Fresh Cut News Rosario Rago, membro della giunta nazionale di Confagricoltura e presidente dell’omonimo gruppo di IV Gamma della Piana del Sele – si rischia una vera e propria morìa di imprese”. Previsione pessimistica? Forse, ma il conto delle bollette, degli imballaggi, delle plastiche e dei trasporti è destinato a crescere. E i prezzi di vendita? (m.a.)