Durante la pandemia gli adolescenti hanno mutato le proprie abitudini alimentari e nella diatriba tra junk food e cibo salutare, quest’ultimo è stato preferito in una proporzione di due a uno.
Si aprono dunque nuove strade per il settore di IV Gamma destinato all’inafferrabile Generazione X. Le attese derivano dal fatto che il 67% degli adolescenti, hanno spostato le loro preferenze alimentari verso prodotti salutari mentre solo il 33% è rimasto legato al cosiddetto junk food.
Emerge dallo studio ‘Food Mood’, il risultato del primo monitoraggio sulle tendenze alimentari degli adolescenti, nell’era del Covid-19, presentato giovedì scorso, su iniziativa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con il CREA e l’ANBI, l’Associazione Nazionale Bonifiche italiane.
“Tra i dati interessanti – ha spiegato Edoardo Fornari, docente della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha condotto questo primo studio in Emilia-Romagna – c’è che un quarto degli adolescenti ha rinunciato a fare colazione e che il 56% considera il cibo come fonte di nutrimento, coinvolgendo così la comunicazione in etichetta da parte delle aziende produttrici. Di più: la metà del campione, oltre ai tre pasti principali, non rinuncia a spuntini e merende durante la giornata”.
Lo studio è stata condotto su un campione di 482 studenti emiliano-romagnoli, tra i 14 e i 19 anni, per il 77% liceali, per il 15% provenienti da Istituti tecnici e per il restante 8% da istituti professionali. Si tratta del primo step di un progetto di ricerca congiunto triennale, che vede uniti l’Università del Sacro Cuore, l’ANBI, e il CREA, denominato ‘Acqua da mangiare’ e che beneficia della collaborazione del ministero della Salute e di quello dell’Ambiente. Il prossimo step sarà quello di estendere il questionario ad altre regioni d’Italia per avere uno spaccato completo del Paese sull’evoluzione del rapporto tra adolescenti e cibo durante la pandemia.
“L’adesione alla dieta mediterranea resta tuttavia bassa – ha spiegato Laura Rossi, ricercatrice del CREA Alimenti e Nutrizione -, con il 60% della popolazione che non la segue, soprattutto nelle regioni del Sud Italia. La conoscenza nutrizionale è un fattore determinante per le buone scelte alimentari: chi sa di nutrizione mangia anche meglio. Un altro dato estremamente importante è la stretta correlazione tra aderenza alle raccomandazioni nutrizionali e atteggiamenti di prevenzione dello spreco alimentare. Tutti elementi importantissimi per l’attuazione di adeguati programmi di politica alimentare”.
Mariangela Latella