Investimenti fermi, ostacolo burocrazia: “Per la IV Gamma è tempo di scelte drastiche”

Quasi impossibile investire in IV Gamma. Le aziende del settore, che per definizione sono altamente innovative e operano con prodotti ad alto valore aggiunto, non riescono più a sostenere il costo degli investimenti necessari e che rappresentano la quintessenza del loro business. Investimenti che non si riesce a racimolare e che viaggiano, in base alle dimensioni dell’azienda, intorno ad un minimo “sindacale” di media che oscilla tra i 300mila e i 500mila euro annui.

Questa situazione penalizza tutto il comparto e ancor di più quello del Sud Italia che iniziava a decollare adesso con le produzioni di IV Gamma. “Ne stiamo parlando nel consiglio di amministrazione della nostra associazione – spiega Renato Giavazzi, presidente di Confagricoltura Lombardia che abbiamo raggiunto al telefono venerdì scorso -. In questo momento siamo troppo concentrati a salvare il salvabile come produttori. Abbiamo ben altro a cui pensare che andare a mettere ulteriori investimenti, anche in impianti esteri, anche perché stiamo parlando di un mercato, quello italiano, che è saturo con un eccesso di offerta sul mercato. È un periodo in cui siamo molto concentrati per sopravvivere. Molti dei soci hanno addirittura rinunciato a partecipare al consiglio odierno perché, purtroppo, in questi momenti la gente è molto impegnata, soprattutto per la sussistenza”.

L’impossibilità di investire, anche solo in manutenzioni dei macchinari e delle linee di processo, pone le aziende di IV Gamma di fronte a scelte drastiche, anche alla luce dell’elevato grado di burocratizzazione dei finanziamenti pubblici e dei tempi biblici necessari per poterne beneficiare, uniche risorse oggi su cui potere contare.

“Il problema della burocrazia – spiega Salvatore Calabrese (foto sopra) alla guida di Colle d’Oro – rende difficile l’accesso ai bandi pubblici per l’innovazione che permetterebbero alle aziende di respirare su questo fronte imprescindibile per la IV Gamma. Imprescindibile sia perché connaturato nel loro DNA che per una questione di competitività sul mercato, in prima battuta con la private label. I tempi per accedere ai fondi sono lunghi sia per avere risposte economiche che per la formalizzazione delle graduatorie. Queste poi, una volta realizzate, rimangono sospese per anni. In pratica un’azienda che deve investire, anche per la sua sussistenza, non lo può fare”.

La conseguenza principale è che i produttori si trovano costretti, in questo periodo più che mai, a lavorare con le proprie risorse, sempre più risicate, cercando di ottimizzare il più possibile i costi ed eventualmente anche evitando di produrre alcune referenze, anche se ormai la coperta sia pure corta comincia sempre più a somigliare ad un fazzoletto per giunta sdrucito.

“La nostra azienda – afferma Calabrese – ogni anno spende dai 300mila ai 500mila euro tra manutenzione ed innovazione. È diventato difficile farlo se non operando, purtroppo, sull’ottimizzazione delle risorse che abbiamo. Adesso, per andare avanti, stiamo guardando al mercato finanziario per valutare la possibilità di ingresso nelle nostre società di grandi gruppi, anche nazionali, che hanno interesse a rendere il settore solido e crescere in esso. La possibilità dei fondi di investimento è più remota. Oggi senza bandi pubblici è difficile investire e il Sud, dove la IV Gamma iniziava a crescere e che, per definizione, fa fatica ad attirare capitali, ne rimane maggiormente penalizzato”.

Mariangela Latella
maralate@gmail.com

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