Il fallimento della Silicon Valley Bank (SVB) di Santa Clara, in California, ha ripercussioni anche sulle aziende agricole high tech della costa Ovest americana, e non solo.
La banca aveva 17 filiali in California e Massachusetts, ma era presente anche in Canada, Cina, Danimarca, Germania, India, Israele, Svezia e Regno Unito. Al 31 dicembre 2022, disponeva di circa 209 miliardi di dollari di attività totali e di 175,4 miliardi di dollari depositati.
SVB era nota per il sostegno alle startup nel settore tecnologico, comprese quelle nel settore tecnologico agricolo. Nel sito internet, SVB si vanta di “servire coloro che creano cambiamenti ambientali positivi”, oltre ad aiutare le startup “ad accedere a una gamma di soluzioni bancarie, di prestito e di investimento di livello mondiale per competere a livello globale.
“Dalle soluzioni energetiche alternative alle novità in agricoltura, supportiamo le persone e le imprese che si muovono verso un pianeta più sano”, osserva SVB sul suo sito web.
La banca conta oltre 1.550 clienti nel settore della tecnologia legata al clima e della sostenibilità, incluse realtà come Farmers Business Network, Impossible Foods, Bowery Farming e Vive Crop Protection, che in precedenza si erano assicurate un finanziamento del debito da SVB.
Un terremoto finanziario che ha messo in allarme anche il mondo delle startup israeliane, legato a doppio filo con la California: più di 1.000 delle 8.000 startup di Israele avevano un conto con la Silicon Valley Bank. Decine tra fondi di venture capital e tech company nazionali: tutti rimasti all’improvviso senza linee di credito in un momento già difficile per il settore. E anche in Cina i timori non mancano. (m.a.)