Estate nera per le coltivazioni destinate alla IV Gamma. Le forti piogge di giugno e agosto, le improvvise grandinate specie nel Centro-Nord, per non parlare dei picchi di temperatura, hanno influito pesantemente su una campagna decisamente altalenante. Perdite fino al 70% del prodotto – specie quello a campo aperto -, incrementi delle quotazioni al produttore fino al 25% che però non hanno compensato le perdite, appesantimenti economici anche per i trasformatori-distributori che hanno dovuto ammortizzare i prezzi al consumo che la GDO ha lasciato invariati. Insomma, un’estate di sofferenze per il fresh cut italiano.
“Il problema – spiega Rosario Rago, presidente del Gruppo Rago – son stati gli alti e bassi continui sia sui prezzi che sui volumi. Sul fronte dei prezzi la mancanza di prodotto ha fatto anche quadruplicare, in certe settimane, il prezzo al produttore ma non è servito a compensare le perdite che sono state assorbite anche dai distributori perché la GDO ha mantenuto invariati i prezzi a scaffale”.
Se nella zona di Battipaglia, le perdite per l’elevata piovosità si sono assestate mediamente tra il 30% per le colture in serra e il 50% per quelle a campo aperto (con una quasi assenza di Iceberg sul mercato), nelle Marche, in Veneto e in parte della Lombardia, nelle province di Brescia e Mantova, la grandine ha fatto precipitare i volumi in picchiata anche fino al 70%.
“Quest’anno è stato un disastro – denuncia Nicola Ambruosi (nella foto accanto) contitolare dell’azienda agricola Ambruosi & Viscardi che opera con 1.300 ettari tra Macerata e Fermo -. La grandine ha danneggiato 60 ettari di coltura a campo aperto con perdite immediate di circa 120 tonnellate di scarola riccia, bietola, cicoria e spinaci. A queste vanno aggiunte anche le perdite consequenziali, ossia il danneggiamento del raccolto appena piantato e che avremmo dovuto raccogliere a novembre di cui stimiamo una perdita di circa 2.200 tonnellate. I margini maggiori che abbiamo realizzato, +25%, non ci bastano a compensare le minori rese. Servirebbe un incremento di almeno il 50%”.
“Tra batteriosi e fitopatie – precisa da parte sua Ambrogio De Ponti, presidente dell’OP lombarda Ortonatura – quest’anno non abbiamo avuto tregua con perdite in azienda del 20% dei volumi e una riduzione del margine al produttore tra il 15 ed il 20%. Per assicurarci dall’incognita climatica, stiamo lavorando su strumenti di garanzia sul reddito con fondi di mutualità ai quali possiamo accedere grazie alla forte aggregazione del settore, circa il 70%, che si registra in Lombardia”.
Mariangela Latella