Dopo l’epidemia di listeriosi che ha colpito gli USA nel 2018, causata dalla vendita di lotti di lattuga romana contaminati, Consumer Reports, il segugio dei consumatori americani, si è attivato ed ha fatto un check diretto sul mercato.
Quello che ha trovato non è del tutto rassicurante per i consumatori: sono risultati contaminati da Listeria il 2% del campioni di ortaggi a foglia esaminati.
“Il campione – ha precisato Consumer Reports – non era sufficientemente grande da farci trarre conclusioni sulla sicurezza dei marchi o su singoli punti vendita, tuttavia si tratta di risultati che abbiamo immediatamente condiviso con la Food and Drug Administration e i player di mercato”.
I controlli a campione sono stati effettuati in maniera anonima tra il 3 e il 19 giugno presso le principali insegne di Connecticut, New Jersey e New York, tra cui Costco, Whole Foods, Acme e Hannaford.
Su 284 campioni analizzati di spinaci, lattuga verde e rossa, cavolo e cavolo nero, 6 sono risultati contaminati da listeria. Due di questi erano prodotti lavati e tagliati ed uno, della linea Nature’s Organic Spinach Spring Mix di Hannaford, portava perfino il bollino ‘Triple washed’ (triplo lavaggio).
In questo caso sono scattati i controlli della FDA che però ha dichiarato di non avere trovato nulla di preoccupante.
La Listeria può crescere a temperature refrigerate, quindi può essere particolarmente difficile da controllare anche perché non può essere lavata via con l’acqua. Inoltre, mentre la listeriosi non è così comune come altre malattie di origine alimentare, può essere grave o fatale per le donne incinte, gli anziani e per coloro che hanno un sistema immunitario compromesso.
Nel complesso, si tratta di incidenti che potrebbero scoraggiare i produttori di ortaggi a foglia nel proseguire la propria attività posto che il quadro normativo americano sui controlli ha subìto una battuta di arresto per volere di Trump che ha prorogato il termine di adeguamento alle nuove norme al 2022 per ridurre gli oneri burocratici e i costi a carico dei produttori.
Intanto, dopo l’epidemia dell’anno scorso, molti player del settore hanno adottato un regime volontario di etichettatura che indica l’origine e la data del raccolto. Alcuni trasformatori e distributori di prodotti hanno anche istituito rigorosi requisiti di qualità dell’acqua per i fornitori al fine di evitare potenziali contaminazioni. Ma fin qui, tutto è volontario.
Mariangela Latella