McGarlet vuole intercettare la rotta commerciale di frutta esotica Cina-Russia, puntando al mercato Kazako per le sue referenze tropicali fresche e di IV Gamma, soprattutto quelle prodotte in Italia e che, per fattori climatici, la Cina non riesce a coltivare. Ce lo rivela Alessandra Menegon, manager dell’azienda, che abbiamo incontrato a The Rome Table, l’evento B2B unico nel suo genere organizzato dall’agenzia Omnibus con una cordata di partner che rappresentano i principali player del settore ortofrutticolo italiano.
“Il Kazakhstan – ha detto Menegon – è un mercato a cui da tempo guardiamo con interesse, non solo perché il tipo di prodotto che trattiamo è ancora poco presente per cui ha margini di crescita importanti, ma anche perché si colloca lungo la traiettoria di approvvigionamento ortofrutticolo Cina-Russia. Già prima dell’embargo russo avevamo iniziato a sondarlo partecipando alle principali fiere del settore ortofrutticolo. Avevamo notato che era una terra poco battuta dagli italiani con solo un paio di aziende presenti. In questo senso abbiamo stimato che il gap di fornitura di frutta esotica fresca e ready-to-eat dalla Cina, ammonta a circa il 50%. Un grande potenziale per il made in Italy che va studiato bene anche dal punto di vita logistico eventualmente spingendo anche su investimenti in innovazione”.
All’indomani dell’embargo russo il canale verso l’ex Unione Sovietica ha subìto uno stop ma adesso, il forte dinamismo di tutta la regione centro asiatica impone nuove riflessioni intorno alla fornitura ortofrutticola.
“Quello che ha a lungo penalizzato il Kazakhstan – spiega Benson Adwar, responsabile acquisti di McGarlet (nella foto) –, oltre alla logistica, che via camion è insostenibile per via della distanza, è anche il fatto che a lungo è rimasto dipendente dalla Russia. Dopo l’embargo russo all’UE, sono stati potenziati i fornitori dalla The Rome Cina per quanto riguarda il canale esotico e tutto quello che il colosso asiatico riesce a produrre, arriva da lì. Tutte le merci dirette alla Russia passano dal Kazakhstan”.
Questo apre uno scenario nuovo soprattutto alle forniture di frutta esotica made in Italy perché non tutte le cultivar possono essere prodotte in Cina. “I kazaki presenti qui a Roma – sottolinea Adwar – si sono dimostrati particolarmente interessati alla frutta tropicale italiana anche perché subirebbe minori tempi di viaggio e potrebbe essere raccolta al giusto grado di maturazione. Allo stesso tempo sono anche interessati ad alcune colture che la Cina non può produrre e che noi commercializziamo come ad esempio il cocco della Costa d’Avorio oppure mango e ananas dall’Est dell’Africa e dal Sudamerica”.
Mariangela Latella