La IV e V Gamma sono tra le prime tre categorie di prodotto per rilevanza strategica nei diversi segmenti assortimentali del futuro della GDO eppure la versione biologica di IV e V Gamma ha una crescita molto modesta rispetto alla prima gamma di ortofrutta fresca e alla frutta secca.
Lo rivela una ricerca di SGMarketing dal titolo ‘Il mercato dell’ortofrutta biologica. Stato dell’arte e prospettive di sviluppo nella GDO italiana’. Lo studio è stato presentato in occasione del secondo appuntamento del ciclo di webinar di Greenplanet, rivista della nostra casa editrice, Gemma Editco, dedicata all’informazione B2B per il professionisti del biologico.
L’analisi è stata condotta presso buyer e category manager di 10 insegne della grande distribuzione italiana che complessivamente rappresentano il 57% della quota di mercato, e attraverso delle verifiche in store presso 17 punti vendita degli stessi gruppi. Quello che è emerso è che, in un punteggio da 1 a 10, la IV e V gamma, inclusi i freschi pronti a base vegetale, hanno una rilevanza strategica di 8 nel reparto ortofrutta della GDO. Prima del ready-to-eat, ci sono solo i prodotti locali (8,9 punti) e quelli tipici (8,1).
Abbiamo chiesto a Claudio Scalise, managing partner di SGMarketing, ulteriori approfondimenti sul settore, a margine della conferenza virtuale.
“Dall’analisi condotta in funzione del mercato del biologico – ci ha spiegato Scalise – emerge che IV e V gamma arrancano nella crescita bio”.
– Perché?
“La IV Gamma, innanzitutto, è stata penalizzata dal Covid, che ha impattato molto sulla sua crescita. Poi, tra tutte le filiere che stanno transitando verso il bio, è anche quella che subisce un po’ di più”.
– Può darci qualche dato?
“La IV Gamma bio, negli in tre anni, ossia dal 2017 al 2020, è crescita di 0,9 punti percentuali negli ipermercati e di 0,7 nei supermercati, con previsioni di una crescita ancora più lenta dal 2020 al 2023 quando è stimata una quota del 4% negli iper e del 3,8% nei supermercati che parte dal dato 2020 del 3,4% di quota nel reparto ortofrutta degli ipermercati e del 3% in quello dei supermercati. Per altre categorie di prodotto del reparto ortofrutticolo bio, come l’ortofrutta fresca di prima gamma e la frutta secca, da qui al 2023 è atteso un assestamento della quota in reparto rispettivamente al 4,4 e al 7,3% con una crescita, nel periodo 2020-2023, vicina al +1,5% ”.
– Quali altri elementi specifici, oltre alla congiuntura Covid, rallentano il processo di conversione al bio dell’ortofrutta fresca ad alto contenuto di servizio?
“Sostanzialmente, sono problematiche principalmente legate al prodotto, normalmente ortaggi, che rispetto alla frutta hanno una quota nettamente minoritaria nel reparto del biologico. Anche come prima gamma”.
– A cosa è dovuta questa forbice?
“Al fatto che è molto difficile fare un ortaggio in produzione bio perché occorre eliminare completamente la parte di antiparassitari per i prodotti in serra. Si tratta in sostanza di materia prima che manca. Inoltre manca anche la possibilità, per le aziende che fanno convenzionale, di avere linee di lavorazione e trasformazione dedicate esclusivamente al bio”.
– E cosa sta succedendo sul fronte del consumo?
“Legando questo ragionamento ad un approccio più ampio, al tema dei cambiamenti della dieta alimentare e alla crescente attenzione ai prodotti a base vegetale come, ad esempio i burger vegetali, in questo caso, si intravedono più potenzialità di crescita perché gli acquirenti sono, di solito, un tipo di consumatore molto attento alla salute e molto interessato ad avere prodotti bio in questo settore. Questa è un’area di sviluppo importante da attenzionare”.
– Il vertical farming che sta esplodendo, può rappresentare uno strumento che favorisca la transizione al bio della IV gamma?
“Sì, perché può superare le problematiche in campo, dato che opera in ambiente protetto e controllato. Esclude il bisogno di antiparassitari legato alle serre tradizionali”.
– Sta dicendo che potrebbe anche immaginarsi uno switch delle forniture di IV e V gamma bio dalla produzione tradizionale al vertical farming?
“Non esattamente. In questo modo, forse ci stiamo proiettando un po’ troppo in avanti nel tempo. Ma sicuramente con il vertical farming, che ha cicli controllati in ambienti chiusi, si possono ottenere prodotti molto controllati e quindi bio. Sicuramente è un trend ma è ancora presto per definire la prossima geografia delle forniture di IV Gamma bio”.
Sul tema caldo del differenziale dei prezzi tra IV Gamma bio della private label e quella della marca del produttore, la ricerca di SGMarketing ha rilevato una forbice di 11 punti percentuali di differenza. Nel senso che se la PL bio spunta il 25% in più rispetto al prodotto convenzionale, la marca del produttore arriva a un +35%.
Mariangela Latella
Nella foto Chiara Brandi, coordinatrice di Greenplanet.net e Claudio Scalise