E’ in vigore da venerdì 14 gennaio la direttiva Ue che vieta l’uso di plastiche non riciclabili per imballaggi. Resta la possibilità di smaltire le scorte dei prodotti purché immesse sul mercato in data antecedente. In caso di mancato rispetto della norma sono previste multe da 2.500 a 25.000 euro. Il divieto non vale per i prodotti in materiale biodegradabile e compostabile.
Nel dettaglio, viene vietata l’immissione sul mercato di posate, piatti, cannucce e altri prodotti anche “oxo-degradabili” (ovvero le materie plastiche contenenti additivi che attraverso l’ossidazione comportano la frammentazione della materia plastica in microframmenti), i bastoncini cotonati (cotton fioc), agitatori per bevande, aste da attaccare a sostegno dei palloncini, alcuni specifici contenitori per alimenti in polistirene espanso, contenitori e tazze per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi.
Il decreto, emanato “con l’intento di promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi e sostenibili”, doveva entrare in vigore lo scorso luglio, ma l’Italia ha recepito in ritardo la direttiva europea.
Ci saranno agevolazioni per le aziende che utilizzeranno oggetti riutilizzabili, compostabili o biodegradabili. A loro sarà infatti riconosciuto un credito d’imposta nel limite massimo complessivo di 3 milioni di euro ogni anno dal 2022 al 2024. Sono previste inoltre campagne di sensibilizzazione sui “vantaggi ambientali ed economici delle alternative basate su prodotti riutilizzabili”.
”Bene la scelta del governo italiano tesa ad escludere dal divieto i rivestimenti in plastica inferiori al 10% del peso totale del prodotto così da poter usare ad esempio un prodotto in cartoncino ma rivestito con un sottile layer impermeabilizzante”, commenta Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. “E’ positiva soprattutto l’esclusione dal divieto della plastica biodegradabile e compostabile, tecnologia su cui in Italia siamo all’avanguardia”. Secondo Scordamaglia, “la mancata concessione di tale deroga avrebbe penalizzato proprio quelle aziende italiane che ben prima dell’entrata in vigore di tali norme avevano investito ed individuato soluzioni pratiche e sostenibili che qualcuno in Europa voleva azzerare paragonando il prodotto di tali ricerche alla plastica tradizionale”.
“La transizione verde non si fa con imposizioni e divieti ma con il sostegno al cambiamento” dice ancora il consigliere delegato. Inoltre secondo Filiera Italia le stessa valutazione vale per la plastic tax, rimandata al 2023: in una situazione di raddoppio dei costi delle materie prime e di imballaggio come quella attuale, l’introduzione di questo nuovo balzello avrebbe generato un ulteriore incremento di generi alimentari di prima necessità ed inflazione, senza nessun vantaggio dal punto di vista ambientale. “Gli strumenti efficaci – conclude Scordamaglia – infatti non sono quelli che penalizzano e basta, ma piuttosto quelli che incentivano le filiere delle bioplastiche e della plastica riciclata al 100% in sostituzione di quella vergine”.
E Coldiretti fa presente che oggi più di un italiano su quattro (27%) evita da tempo di acquistare oggetti di plastica monouso come piatti, bicchieri o posate, ad alto impatto inquinante. (m.a.)