di Elena Consonni
E’ una filiera stressata, quella della IV Gamma. Almeno questo è l’aggettivo usato da Mario Piccialuti, direttore generale di Unione Italiana Food in occasione della giornata organizzata presso OrtoRomi, una delle aziende associate del Gruppo IV Gamma. Sono diversi i fattori che concorrono a questa tensione, a cominciare dall’andamento dei consumi.
Infatti, se un’indagine Bva – Doxa, commissionata nel 2022 dall’associazione ha confermato che i prodotti di IV Gamma vengono acquistati regolarmente da quasi 3/4 degli italiani intervistati, i volumi sono ora in calo. Secondo i dati Circana tra gennaio e settembre 2023 il fatturato della IV gamma ha superato 850 milioni di euro (verdura + frutta), ma le verdure hanno registrato una perdita dello 0,8% a valore e del 5,6% a volume, rispetto allo stesso periodo del 2022. La frutta, invece, ha registrato un +5,2% a valore, ma una perdita a volume dello 0,3%.
Il calo si inserisce in un contesto di calo di riduzione del potere d’acquisto e della fiducia, da parte delle famiglie. “Il Governo ha provato a rispondere con l’iniziativa del carrello anti-inflazione – ha commentato Piccialuti – ma ritengo che nel nostro comparto sarebbe più utile mettere intorno a un tavolo tutti gli attori della filiera. Il Ministro Urso ha lanciato il tavolo agroalimentare; noi abbiamo chiesto di allargarlo a tutti i nostri fornitori. Non è possibile chiedere alla fase finale della filiera uno sforzo sui prezzi, se tutti gli elementi che concorrono alla loro formazione, in aumento, non vengono coinvolti nel processo. Pensiamo all’energia e alle altre utilities che entrano in questa filiera, anche con i fornitori di questi servizi occorre un confronto”.
Il fattore costi è reso ancora più complesso da un sistema appesantito dal fatto che l’industria di trasformazione si trova al centro di una filiera molto corta, dove da un lato ci sono le istanze dei produttori agricoli, dall’altra quelle della grande distribuzione, che fa sentire il proprio peso. “Oggi il 70% del mercato – ha affermato Piccialuti – è veicolato dalle Marche del Distributore. In nessuno dei comparti che presidia la nostra associazione la loro pressione è così alta e fa sentire il proprio peso anche su aspetti quali la scelta delle confezioni o la gestione degli ordini, complicando notevolmente l’organizzazione aziendale. Nel corso degli anni le nostre aziende hanno commesso l’errore di lasciare che la narrazione dei propri prodotti venisse affidati ad altri e la distribuzione si è presa questo compito, presentandosi come garante nei confronti dei consumatori, quando sono le aziende le prime responsabile della qualità e sicurezza del loro prodotto. Ora è difficile tornare indietro”.
Un altro tema su cui Unione Italiana Food ha chiesto un confronto alle Istituzioni sono le leggi che disciplinano il settore della IV gamma, in particolare la Legge 77/2011 e il DM 3746/2014. “In questi ultimi anni – ha sottolineato l’esponente UIF – le tecnologie di produzione si sono decisamente evolute. Come associazione, con il supporto dei tecnici delle nostre aziende stiamo predisponendo un documento che è arrivato ormai alle ultime battute. Siamo pronti a presentarlo al Ministro Lollobrigida. Quello che chiediamo è un allungamento della shelf-life dei nostri prodotti, da 6 a 8 giorni. Oggi le tecniche di produzione lo consentono e questo prolungamento contribuirebbe alla riduzione dello spreco alimentare, un tema importante per tutto il Paese. Inoltre la legge come è formulata ora non comprende i nuovi metodi di coltivazione, come la coltura idroponica o il vertical farming. Speriamo ci sia la possibilità di sedersi presto a un tavolo con il Ministero, per intervenire su questi aspetti”.
Ma non è l’unico fronte “caldo” a livello normativo. Molte sono le perplessità nei confronti del progetto di modifica del Regolamento sugli imballaggi (PPWR) ormai al vaglio del Parlamento europeo, che vieterebbe, all’articolo 22, l’uso di imballaggi monouso per frutta e verdura fresche, a meno che il contenuto non superi il peso di 1,5 chili. “Nella IV Gamma – ha precisato Piccialuti – le grammature partono da 70-80 grammi, molto al di sotto della soglia prevista, ma è quello che chiede il mercato. Grammature alte con quelle che richiederebbe la legge non sono adatte neppure a famiglie numerose”. Il punto su cui far leva sarebbe il distinguo legato alla deperibilità del prodotto. Più in generale Piccialuti è perplesso sull’impostazione del Regolamento, che spinge sul riuso a discapito del riciclo. “Questo aspetto – ha precisato – non riguarda solo il nostro settore, ma l’intero Paese, che in oltre trent’anni ha strutturato un sistema di recupero e riciclo del materiale di imballaggio molto efficiente”.
Proprio l’imballaggio è uno dei temi di cui si occupa il sito www.freschepronte.it che vuole promuovere la corretta conoscenza della IV gamma tra i consumatori, contrastando le fake news. “Uno degli aspetti che mi sta più a cuore chiarire – ha sottolineato Piccialuti – è il tema del costo. Dobbiamo far capire che dietro al prezzo di vendita ci sono oneri come lo scarto, il consumo di acqua, di corrente… che sono voci di costo per le aziende, ma rappresentano dei risparmi per le famiglie che scelgono le insalate in busta. Per non parlare del fatto che l’efficienza dell’uso di acqua di lavaggio nelle nostre aziende è molto più alta rispetto a quella che si può ottenere in casa”.