Trump: Sarò il presidente più pro-agricoltori di sempre. Turatti: In Europa allarmismo esagerato

di Mirko Aldinucci

Donald Trump è dunque stato eletto 47° Presidente degli Stati Uniti. Ha vinto con un sostegno schiacciante dall’America rurale e ha superato Kamala Harris negli stati chiave della Pennsylvania, del Wisconsin e del Michigan. Rispondendo alle domande che gli sono state poste dall’American Farm Bureau Federation, si è definito “il presidente più pro-agricoltore di sempre”, affermando che si impegnerà a “ridurre i costi energetici della metà nel primo anno”, al fine di portare sollievo economico agli agricoltori.

Ha insistito poi sul punto di “porre fine alla nostra dipendenza dalla Cina per tutti i beni essenziali e rafforzare le politiche interne Buy American and Hire American” e affermato che si occuperà di tagli fiscali e altri incentivi per riportare “le catene di approvvigionamento essenziali negli Stati Uniti, garantire la sicurezza nazionale e la stabilità economica ed espandere il mercato estero”.

Per quanto riguarda i programmi di politica agricola, il presidente ha affermato che gli agricoltori americani sono essenziali per l’economia del paese e  ha aggiunto la sua intenzione di migliorare i prezzi di riferimento, l’assicurazione sui raccolti.

“L’agricoltura americana si basa su scienza, tecnologia e innovazione e dobbiamo stare al passo con la Cina con la nostra scienza”, ha affermato Trump. Quando gli è stato chiesto quali siano i suoi piani per supportare il  flusso di prodotti agricoli tra gli Stati e affrontare il mosaico di barriere, Trump ha affermato che il Congresso ha il potere di regolamentare il commercio, non i singoli stati, quindi userà tutta l’autorità conferita al Congresso dalla costituzione e dalla legge federale per supportare gli agricoltori.

Altro tema caldo, quello della manodopera: “Darò priorità all’immigrazione basata sul merito, assicurando che coloro che sono ammessi nel Paese contribuiscano realmente alla nostra economia agricola”.

Il cambiamento climatico, invece, non è una priorità per il presidente: Trump ha promesso di porre fine al Green New Deal e di smantellare la politica di zero emissioni nette.

Il commento di Alessandro Turatti
Sulla elezioni di Trump abbiamo interpellato un esperto di “cose” americane come Alessandro Turatti, director of Business Development di Gulftech International. “I toni allarmistici che percepisco da settimane in diverse fonti europee riguardo al secondo mandato di Trump non sono in linea con quanto accaduto durante il primo”, esordisce.

“Sebbene sia chiaro che il mondo, in questi quasi otto anni dall’insediamento di Trump nel 2016, sia cambiato profondamente (pandemie, guerre, crisi regionali, accelerazione degli impatti climatici, ecc.), è importante non dimenticare la natura pragmatica della sua amministrazione”, prosegue Turatti.

“Ad esempio, l’aspettativa comune riguardo ad un Trump 2.0 è il ritorno delle tariffe, ma potrebbe essere utile ricordare che sotto la sua presidenza, la Cina firmò un importante accordo commerciale per l’aumento delle importazioni di prodotti agricoli statunitensi. In un mondo sempre più diviso, un’escalation delle tariffe nel settore non è improbabile, ma certamente la causa principale non sono gli Stati Uniti”.

“La questione del lavoro poi, è stata una preoccupazione estremamente importante per i settori agricolo e orticolo per anni, e lo rimane. Poiché gli immigrati rappresentano una percentuale molto alta dei lavoratori agricoli attivi, un’iniziativa di deportazione di massa sia degli immigrati legali che illegali negli Stati Uniti, come sottolineato da Trump e dal Progetto 2025, potrebbe causare numerosi problemi per quanto riguarda la difficoltà di trovare lavoratori temporanei per le aziende agricole, oltre a far lievitare i costi”.

“Come ricordato da Kathy Burns presidente  dell’associazione di categoria (IFPA) nel comunicato stampa all’indomani delle elezioni – aggiunge Turatti – le priorità rimangono chiare. Il Congresso deve prendere rapidamente provvedimenti per approvare un nuovo farm bill inclusivo che risponda alle esigenze in evoluzione dell’agricoltura negli Stati Uniti. Per l’industria dei prodotti freschi, questa legislazione è un pilastro fondamentale, fornendo risorse cruciali agli agricoltori e ai produttori e garantendo la stabilità dell’approvvigionamento alimentare del Paese”

“Non scordiamo – conclude Turatti – che solo uno su dieci degli americani segue le linee guida nutrizionali raccomandate per frutta e verdura. Questo è un momento cruciale per rimodellare l’approvvigionamento alimentare degli Stati Uniti, ampliando l’accesso ai prodotti freschi per migliorare i risultati di salute per tutti”.

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