IV Gamma a residuo zero, la sfida di Azienda Agricola Gambaro

IV Gamma a residuo zero: è la sfida lanciata da Azienda Agricola Gambaro di Noale, nel Veneziano, che attraverso questo metodo colturale vuole garantire “un futuro sostenibile attraverso un tuffo nel passato, quando il contadino si prendeva cura della propria terra aiutato dalla natura”, racconta Barbara Gambaro (terza a sinistra nella foto), che guida l’impresa familiare con il fratello Paolo.

Una scelta significativa e non priva di difficoltà: “Coltivando baby leaf il ciclo colturale è molto breve, 20 giorni d’estate e 70 giorni d’inverno, quindi qualsiasi elemento chimico sarebbe emerso nelle analisi”, spiega. “Per questo abbiamo eliminato tutti i prodotti con molecole chimiche e li abbiamo sostituiti con prodotti naturali“.

Iniziato nel 2019, il percorso di prove, campionamenti, analisi, ricerche, appoggiate dal CNR di Pisa, è durato circa due anni “fino al raggiungimento di un prodotto privo di fitofarmaci (<0,01 mg/Kg) e con un contenuto ricco di proprietà nutraceutiche”, aggiunge la titolare. “Dalle analisi emerge ora che le nostre insalate sono ricche di antiossidanti come polifenoli, antocianine, vitamine che sono conosciuti per le loro capacità di difendere da radicali liberi e proteggere dallo stress ossidativo”.

A coronamento del percorso, il 4 gennaio scorso è arrivata la certificazione. “I costi per raggiungere l’obiettivo del residuo zero sono stati importanti, a partire dall’utilizzo di prodotti alternativi in serra che hanno anche comportato in alcuni casi la perdita di cicli produttivi con un aggravio di spesa del 250%; e poi le analisi per monitorare la curva di degradazione delle principali sostanze chimiche, per le quali calcoliamo un aggravio del 300%“.

Nata nel lontano 1885 per volontà di Pietro Gambaro, l’azienda veneta conta oggi più di 10 ettari di serre e circa 8 ettari a pieno campo, un magazzino di 3mila metri quadri con sei linee meccanizzate per il confezionamento.

La filosofia aziendale è da tempo improntata al green: i semi utilizzati sono tutti non trattati e non OGM e vengono seminati in un terreno arricchito con sostanza organica e carbonio, limitando l’apporto di azoto. La lotta alle malattie fungine e ai parassiti, ancora, avviene con l’utilizzo di funghi, batteri, tisane e prodotti omeopatici che non vanno ad interferire con il benessere del terreno ma che oltre alla loro azione infestate ne mantengono la microflora sana.

“Crediamo fortemente che il suolo sia la chiave di tutti gli equilibri naturali ed è per questo che adoperiamo processi di coltivazione sempre nuovi, come l’agricoltura simbiotica: in questo ambito, siamo stati certificati a maggio 2021″, racconta Barbara Gambaro.

“Con il nostro lavoro vogliamo nutrire i due dei centri vitali del nostro corpo: il cervello, con la consapevolezza di mangiare cibi sani; l’intestino con il miglioramento del microbiota, motore principale per la nostra salute. Il lavoro in simbiosi tra alcuni microorganismi buoni, come funghi, batteri e lieviti con piante, permette a queste ultime di rafforzarsi e garantire un alto apporto nutrizionale“.

In termini economici, il fatturato aziendale si aggira attorno ai 4 milioni di euro, garantiti per il 93% dall’export nel Nord ed Est Europa dove vengono raggiunti Mercati all’ingrosso, GDO e HORECA.

Mirko Aldinucci
mirko.aldinucci@freshcutnews.it

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