Altro che fare sistema: le fiere dell’ortofrutta, in Italia, restano terreno di competizione, per non dire scontro. Dopo i tentativi di Milano e Verona andati a vuoto nel recente passato, adesso tocca a Parma lanciare idealmente il guanto della sfida con l’annuncio di un padiglione dei freschissimi nella prossima edizione, tra 10 mesi: un’operazione “non ostile”, ha cercato di addolcire la pillola l’AD della fiera emiliana Antonio Cellie, “per rispondere all’esigenza dei buyer esteri che ci hanno chiesto di completare l’offerta del made in Italy anche nell’ultrafresco, con le specialità che sempre più spesso diventano semilavorati o prodotti finiti”.
Le dichiarazioni rilasciate a caldo alla nostra Mariangela Latella non sono tuttavia bastate a disinnescare l’ordigno mediatico, con il patron di Macfrut Renzo Piraccini che ha parlato di “mossa non amichevole”, pur esternando la stessa tranquillità che lo aveva contraddistinto in occasione delle precedenti ‘invasioni di campo’. “Abbiamo subìto altri tentativi di imitazione, finiti tutti miseramente”, ha commentato.
Rispetto alle proposte espositive degli scorsi anni, colpisce che il “corteggiamento ortofrutticolo” arrivi questa volta dalla stessa Emilia Romagna, un ambito regionale dove da tempo si parla di coordinamento. Il concetto di fare sistema in campo fieristico resta insomma un miraggio, come lo è a livello di filiera?
A sostegno della “causa” riminese sono scesi subito in campo opinion leader e organizzazioni del settore agricolo, oltre all’ICE. Non sarà stata un’edizione stellare, ma Macfrut, svoltasi a una manciata di settimane da Fruit Logistica, ha comunque chiuso con un aumento dei visitatori (38.500 quelli dichiarati) registrando una crescita del 18% sull’edizione di settembre 2021 e più espositori dall’estero. E promette grandi progetti per il futuro, anche per catturare più aziende di prodotto.
Dal canto suo Cibus ha portato a Parma 60mila operatori professionali, con 3mila top buyer esteri esibendo tanta innovazione e una sfilza di start up. A fare da perno per l’ortofrutta, l’Italian Fruit Village. La rassegna già da tempo è riuscita a calamitare, tra le altre, importanti aziende della IV Gamma e a marzo 2023 aprirà dunque (salvo marce indietro possibili ma non probabili) anche all’ortofrutta fresca.
Sempre l’anno prossimo, a maggio, è atteso Tuttofood. E tra Milano e Parma, questa volta, c’è collaborazione su alcuni obiettivi.
Questi elementi pongono ulteriori interrogativi sulla possibilità che il nostro Paese esprima una rassegna ortofrutticola in grado di collocarsi sui livelli di Fruit Logistica e Fruit Attraction. Mancando chiarezza e unità d’intenti, si è portati a considerare con scetticismo le prospettive degli attori di questa partita. Macfrut tuttavia è ciò che abbiamo, è la fiera dell’ortofrutta italiana e della sua filiera. Creare un’alternativa per raggiungere risultati più ambiziosi, senza un accordo con Macfrut o il suo contributo, non appare al momento oggettivamente realistico.
Mirko Aldinucci
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