Dal Covid al New Green Deal il passo non è breve. Intervista a Montagna

“Il New Green Deal europeo è un passaggio obbligato, una strategia necessaria se guardiamo alle generazioni del futuro, ma le aziende hanno bisogno di un sostegno pubblico, per lo meno nella fase di star-up”. Così Andrea Montagna, amministratore delegato di Bonduelle Italia, commenta la linea politica europea sulla sostenibilità ambientale cercando di fare le prime stime sull’impatto che potrebbe derivarne al settore della IV Gamma. Su questo tema FreshCutNews lo ha intervistato.

– Cosa pensa della strategia Farm to Fork e, in generale, del Green Deal lanciato dall’Unione Europea?
“È una tematica molto importante sulla quale ancora l’UIF (l’Unione Italiana Food) non si è confrontata a causa dell’emergenza legata al Covid che ha occupato le agende delle ultime due riunioni. Non avendo una posizione associativa, posso rispondere alla domanda esprimendo il punto di vista di Bonduelle, con una premessa, esprimendo cioè un’impressione di massima sulla linea del nostro attuale governo: non ha un approccio prettamente pro-industriale anche se debbo dire che ci sono alcuni parlamentari sensibili al dialogo. Sono successe cose di questo genere: è stato disposto, per fare un esempio, un fondo per il rimborso delle spese sostenute dalle aziende per il Covid, come le sanificazioni straordinarie, l’acquisto delle mascherine e di altri sistemi di protezione individuale, ma al punto due della normativa si precisava che i fondi a disposizione erano finiti. Per carità, noi ce la siamo sempre cavata da soli e continueremo a farlo”.

– Ma può spiegarci se ci potranno essere novità sulle regole che presiedono alla produzione della IV Gamma nel nostro Paese?
“Prima che scoppiasse la pandemia si stava ragionando su una nuova formulazione del regolamento sulla IV Gamma. Volevamo presentare un nostro contributo a febbraio ma poi è tutto saltato a causa del Covid-19. Appena si tornerà alla normalità organizzeremo su questo un tavolo di lavoro. L’orientamento generale è verso un aggiornamento legislativo più restrittivo in un’ottica di salvaguardia della salute”.

– Green Deal, quale impatto avrà sull’attività di Bonduelle?
“Sicuramente comporterà un aumento dei costi, ma prima di tutto imporrà un cambio di approccio e di modello di business. Penso tuttavia che sia un passaggio obbligato, verso la sostenibilità. Una strada che Bonduelle ha abbracciato anche con l’iniziativa ‘Bonduelle si impegna’ che prevede azioni concrete al riguardo”.

– Quali?
“Favorire produzioni locali e stagionali; limitare l’utilizzo di pesticidi; preservare la biodiversità e le risorse naturali; ridurre al minimo l’utilizzo di additivi e conservanti. E qui preciso che Bonduelle non usa conservanti. Inoltre, garantire un’ampia offerta di prodotti biologici; promuovere l’utilizzo di confezioni sempre più sostenibili. Tutti obiettivi vicini a quelli europei”.

– Cosa significa in concreto per un’azienda di IV gamma, attuare queste pratiche?
“Sostanzialmente, cambiare modello di business. Noi siamo già partiti lo scorso febbraio con Bonduelle si impegna”.

– E quali sono stati i primi risultati?
“A marzo abbiamo lanciato la prima insalata iceberg a residuo zero. Bonduelle Francia ha lanciato anche il songino e lo spinacino a residuo zero. In Italia stiamo lavorando con gli agricoltori per aiutarli a sviluppare pratiche agricole che permettano di arrivare a residuo zero”.

– Quali sono i vostri obiettivi per il bio?
“Vogliamo aumentare sempre più la nostra linea bio di IV Gamma ma anche per le conserve e i surgelati. Oggi il bio pesa per il 5% del nostro fatturato, ma siamo all’inizio. Puntiamo a garantire l’offerta di prodotto ma non possiamo sapere se ci sarà un aumento della domanda. Tutto dipende dal consumatore finale”.

– Avete progetti di efficienza energetica?
“Stiamo studiando, sia per lo stabilimento di San Paolo D’Argon che per quello di Battipaglia, un sistema di alimentazione energetica con cellule fotovoltaiche installate sul tetto dello stabilimento, perché vogliamo aumentare la percentuale di energia usata che venga da nostre fonti rinnovabili per soddisfare il 15% del nostro fabbisogno”.

– Avete misurato i crediti di carbonio che maturereste?
“Non ancora. Stiamo parlando di novità troppo fresche per essere già state ragionate e inserite in piani operativi. Bisogna pensare però che sono investimenti di grande rilevanza e che le piccole aziende, per lo meno nella fase di start-up, difficilmente sono in grado di farli.”

– In generale, si può dire che il New Green Deal sarà difficile da applicare alla IV Gamma?
“Non è così. Il New Green Deal rappresenta un’opportunità e va nella direzione in cui Bonduelle vede il futuro. È vero che è una cosa impegnativa ma va fatta. Certo se non si possono più usare certi pesticidi occorre supporto per la ricerca e sviluppo aziendale di modo che si possano sviluppare nuove soluzioni”.

– Si può avere una prima stima dell’aumento dei costi che comporta per la nuova strategia verde?
“Difficile fare una stima. Ci sono attività che hanno costi iniziali elevati ma poi quando diventano pratiche quotidiane, si riescono a gestire. Certo, poi, dal lato politico ci aspettiamo certezze”.

– Quali?
“Controlli effettivi, per esempio. Non si può scegliere una direzione e poi permettere, magari, tutto un sottobosco di operatori che prendono i regolamenti alla leggera o magari non li rispettano affatto”.

– Si sta muovendo qualcosa a livello di coordinamento europeo degli operatori di IV Gamma?
“Sarebbe bello creare un tavolo europeo della IV Gamma e se ne parla da tanto, ma non siamo ancora riusciti a trovare la quadra”.

– Come si potranno conciliare i maggiori costi dei prodotti green con i prezzi e le attese del consumatore?
“Con la comunicazione e con la collaborazione tra produttori e distributori. I consumatori sono disposti a spendere anche il 30% in più per un prodotto migliore”.

– Come evoluzione avranno, rispetto alle strategie green, le private label?
“Quello che si può dire oggi è che attualmente non c’è una marca del distributore che produca IV Gamma a residuo zero. Quelle insegne che hanno la linea bio, la collocano su un segmento di prezzo diverso, rivolgendosi a quei consumatori che sono disposti a spendere di più per avere un prodotto con determinate caratteristiche”.

Mariangela Latella

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