Di fronte alla strategia dei principali retailer, di ridurre l’assortimento del ready-to-eat, Euro Company rilancia puntando sull’innovazione con referenze inedite di V gamma e, in secondo luogo, con un progetto di category management che si sta per chiudere con le principali insegne della GDO italiana e si inserisce nel solco della costante crescita del settore dried fruit.
Ne parliamo con Andrea Liboa, responsabile marketing di un gruppo di riferimento nella frutta secca, con sede a Russi, in provincia di Ravenna, che ha rilasciato a Fresh Cut News un’intervista in esclusiva all’indomani dell’ultimo DPCM che ha chiuso le regioni di Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta.

Andrea Liboa
– Come influirà l’ultimo DPCM sulla vostra attività?
“Ben poco. Innanzitutto perché abbiamo consolidate partnership in tutto il Paese. Penso alle nocciole, ad esempio, per le quali abbiamo un fornitore storico nella Tuscia. In secondo luogo, bisogna evidenziare che il decreto salvaguarda, comunque, la filiera alimentare che continuerà a lavorare. Sicché, almeno per il momento, non vedo rischi. In terzo luogo, consideri che la frutta secca sta registrando una continua crescita”.
– Ha qualche dato?
“Secondo un’analisi che abbiamo effettuato di recente, emerge che questo settore chiuderà il 2020 con un fatturato nazionale di 2 miliardi di euro, in crescita del 5% rispetto al 2019”.
– La vostra azienda segue il trend?
“Siamo un gruppo molto strutturato ed abbiamo chiuso il 2019 con 110 milioni di euro di fatturato, che ci aspettiamo cresca, nel 2020, quanto meno in linea con l’andamento nazionale. Tanto più se si guarda al trend del settore durante il lockdown, quando ha avuto delle vere e proprie impennate. A giugno, ad esempio, la crescita mese su mese è stata dell’11%”.
– Quali sono i motivi di queste performance?
“È un andamento che registriamo da 20 anni e penso che abbia dei tratti strutturali”.
– In che senso?
“Nel senso che la frutta secca entra giorno dopo giorno nelle abitudini di consumo degli Italiani. Al momento la penetrazione del mercato è al 60%, un dato che è composto principalmente dai cosiddetti ‘heavy user’ ossia lo zoccolo duro dei consumatori abituali che acquistano sempre più frutta secca persuasi oltre che dal gusto anche dai suoi valori nutrizionali. Ma c’è ancora un altro 40% tutto da conquistare”.
– Come pensate di conquistarlo?
“Stiamo implementando, con diversi retailer, un progetto di category management che punta a nuove segmentazioni, ossia nuove modalità di uso, e nuovi layout, ossia nuovi modi di concepire lo spazio espositivo”.
– Può dirci di più?
“Stiamo lavorando per ampliare l’assortimento proponendo nuove modalità d’uso dei nostri prodotti attraverso il lancio, ad esempio di creme a base di frutta secca. Abbiamo già lanciato quelle a base di nocciola, arachidi e mandorla e stiamo lavorando per le prossime referenze che sono a base, ad esempio, di macadamia, pistacchi o anacardi. Stiamo ancora testando quelle a base di noci. Si tratta di prodotti praticamente non trasformati che hanno un solo ingrediente. Oltre alle creme, pensiamo alle farine e alla frutta secca fermentata. Mentre tendiamo contemporaneamente a ridurre la profondità dell’assortimento”.
– Cioè?
“Non ha senso avere quattro brand che vendono gli stessi prodotti, con gli stessi formati, per la stessa modalità di consumo”.
– A proposito di formati, come vi preparate ad affrontare questa nuova ondata di Covid?
“Stiamo lavorando con formati più grandi di 300 e 400 grammi e stiamo per lanciarne altri da mezzo chilo oltre che proporre delle vaschette monoprodotto, con mix di frutta secca e frutta secca con frutta essiccata”.
– Avete progetti specifici per il periodo Natalizio che, tradizionalmente, rappresenta un momento clou per la vendita di frutta secca?
“Abbiamo appena concluso un accordo con un’associazione di beneficenza che si occupa di Alzheimer per la vendita dei nostri prodotti. Eurocompany è sempre attenta alle istanze sociali. Tenga presente che da anni ormai lavoriamo con un protocollo di qualità etica in virtù del quale, ad esempio, assicuriamo ai nostri produttori, prezzi giusti bloccati per tre anni. Stiamo cercando di far passare questo progetto anche ai retailer. Sono anni poi che non partecipiamo ad aste al ribasso. Non ci interessa l’approccio del prezzo più basso proposto dai discount, per capirci. Lo stesso dicasi per la scelta dei fornitori. Non cerchiamo quelli che fanno il prezzo migliore ma dei partner che sottoscrivano il nostro protocollo di qualità etica”.
– Interessante. E il rapporto con la private label, come sta evolvendo?
“Noi facciamo 50% prodotto a marchio e 50% di private label. Collaboriamo con tutti i principali retailer del Paese e con loro stiamo ragionando, come dicevo, sullo studio di nuove modalità di consumo della frutta secca”.
Mariangela Latella