Energie rinnovabili e clima, Castelluccio (CIA): Sfide vitali per il fresh cut

La grave crisi energetica in atto ha messo il settore della IV Gamma di fronte all’urgenza di una corsa verso le energie rinnovabili non solo (e non tanto) per rispondere alla chiamata europea alla sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) ma anche per evitare gli scossoni di un mercato energetico destinato ad essere sempre meno stabile nel passaggio da un’economia basata su combustibili fossili a un sistema economico green o carbon neutral che dir si voglia.

La situazione attuale ha fatto da cartina tornasole su questo punto, dal momento che le aziende del settore più lungimiranti che in tempi non sospetti e operando da pioniere hanno investito nelle energie verdi (fotovoltaico o biogas), quest’anno si trovano ad avere un minore impatto sulla bolletta energetica e navigano nelle acque tempestose del mercato di IV  Gamma, con una marcia in più.

“La crisi energetica ha un grandissimo impatto in tutto il settore del fresh cut – spiega Francesco Castelluccio, responsabile del settore ortofrutticolo di CIA – Agricoltori Italiani – dal momento che si tratta di prodotti che richiedono diversi processi industriali dopo la raccolta. Dal taglio, al lavaggio, all’asciugatura fino all’imbustamento. Senza considerare la catena del freddo che ha parametri rigidi fissati dalla legge che prevedono una temperatura di 8 gradi  lungo tutta la supply chain”.

Francesco Castelluccio

“Peraltro – aggiunge – la crisi energetica impatta ancora di più in questa filiera perché si tratta di prodotti sempre più richiesti dal mercato, entrati nel paniere di quotidiano di famiglie e lavoratori. Il ready to eat è un concetto di cibo salutare che combacia perfettamente con il sempre minore tempo che si dedica alla cucina”.

I dati di mercato forniti da CIA – Agricoltori Italiani, registrano una ripresa del fatturato del settore che, in tempi di Covid, aveva perso ben 200 milioni di euro. “Nei soli primi sei mesi del 2022 – afferma Castelluccio – il giro d’affari del comparto nel suo complesso è arrivato già a 465 milioni di euro, il 6% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Tuttavia questa ripresa non fa il paio con l’incremento dei costi energetici che sono triplicati e, in alcuni casi, anche quadruplicati e quindi rende i bilanci aziendali traballanti. La nostra associazione di categoria registra incrementi di costi aziendali da 20mila euro l’anno fino anche ad 80mila, in base a quello che ci riferiscono alcuni nostri associati. Si capisce che non si tratta di bruscolini ma di problemi seri che incidono pesantemente sulla tenuta del bilancio aziendale. Con questo trend, lo scenario all’orizzonte è quello di un’oggettiva impossibilità a produrre, se la crisi permane ulteriormente”.

La questione energetica, però, non riguarda solo il costo dell’elettricità, ma anche quello del carburante usato, ad esempio nella fase logistica oppure anche in campo. Tutti input di produzione che stanno mandando del tutto fuori mercato un settore di eccellenza italiano. Con risvolti, ad oggi, del tutto imprevedibili.

Le cose non vanno certamente meglio nel campo innovativo del vertical farming dove peraltro non è ancora dato sapere con chiarezza l’incidenza del costo energetico sul totale del processo produttivo nonostante la fiducia di importanti investitori, privati e pubblici oltreché nazionali e internazionali.

“Considerati tutti i rincari, anche quelli dovuti al boom dei costi delle materie prime, tra cui quelli dei packaging e dei concimi azotati – precisa Castelluccio -, pur avendo una inflazione a scaffale dei prodotti di IV Gamma che mediamente si assesta intorno all’8%, lo scotto di questa situazione, allo stato attuale, è pagato per la quasi totalità dalla parte produttiva. In alcuni casi si traduce in una indisponibilità di prodotto. Come quest’anno con le baby leaf, che, come dato di media nazionale, prudenziale, potrebbe definirsi intorno ad un -10%. Ed è praticamente inevitabile che la situazione, nel 2023, sia destinata a peggiorare”.

Nelle settimane scorse è uscito il bando per accedere agli incentivi della misura PNRR “Parco Agrisolare”, con una dotazione di 1,5 miliardi di euro.
“Sarebbe auspicabile che sia già prevista una sua estensione per l’anno 2023 – chiosa Castelluccio -. In ogni caso, il discorso ‘energivoro’, deve diventare un discorso di filiera e non solo delle singole aziende prese in sé. Serve un approccio di visione di lungo periodo e di comparto che scongiuri i provvedimenti di emergenza come il decreto Ristori che peraltro non ha ancora avuto piena attuazione. Si potrebbe pensare, ad esempio, a rateizzare i consumi sui combustibili o avere approcci di filiera sullo sviluppo delle rinnovabili”.

Mariangela Latella

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