Turatti: Tendenze e riflessioni sul settore agroalimentare per il 2023

Alessandro Turatti, director of business development di Gulftech opera da decenni in diversi settori dell’industria agroalimentare, all’intersezione tra lo sviluppo dei prodotti, dei processi e dei servizi a livello globale. Durante la sua carriera, in particolare, ha contribuito allo sviluppo di nuove soluzioni nei settori della IV Gamma e del vertical farming.

Da quando ha accettato l’incarico nella holding di Denver, leader nel food processing nel packaging, ha allargato il proprio raggio d’azione anche ad altri ambiti. Negli scorsi mesi è stato relatore e istruttore in diversi eventi negli Stati Uniti ed in Europa, occasioni nelle quali ha trattato tematiche che spaziavano dalla sostenibilità alle tendenze di mercato. Dal suo osservatorio di conoscitore di realtà internazionali (seppur basato a Monterey in California, viaggia in tutto il mondo), lo abbiamo raggiunto e intervistato al ritorno da un viaggio in Canada per una disamina su tendenze e riflessioni dell’ortofrutta e dell’industria agroalimentare.

– Turatti, lei a Parma, a Cibus Tec Forum, ha parlato di sostenibilità e digitalizzazione nel processo alimentare. Può riassumere sinteticamente il suo intervento?
Ovunque io vada sento parlare di sostenibilità, ma spesso il termine non viene declinato in azioni e soluzioni concrete. Nel nostro gruppo, ad esempio, la Verdant Technologies ha brevettato il sistema HarvestHold che permette, in maniera del tutto naturale, di regolare il grado di maturazione di molti prodotti ortofrutticoli. Broccoli e Pomodori, ad esempio, possono arrivare sui banchi del supermercato al giusto livello di maturazione, riducendo al massimo gli scarti e garantendo ai consumatori prodotti di prima qualità. In generale, lo spreco di prodotti alimentari, in particolare ortofrutticoli, avviene lungo tutta la catena di approvvigionamento. Avverto in molte realtà che incontro lungo l’intera filiera, l’esigenza di oltrepassare sterili fenomeni di Greenwashing, offrendo soluzioni innovative e pragmatiche.

– E per quanto attiene invece alla digitalizzazione?
In molti settori commerciali la digitalizzazione è già a buon punto. Tuttavia, il settore dell’ortofrutta si trova ancora in una fase di passaggio a livello di integrazione dell’intera filiera “Farm-to-Fork”. È sempre più evidente quanto la digitalizzazione possa contribuire in modo determinante ad una maggiore efficienza, affidabilità e trasparenza dei processi, oltre che a una maggiore qualità dei prodotti finiti. Personalmente sono stato tra i precursori nell’utilizzo di sistemi di analisi e monitoraggio delle linee di processo. Sono orgoglioso di avere contribuito negli ultimi anni a sviluppare i primi innovativi sistemi di IIoT (N.d.R. “Industrial Internet of Things” ovvero apparecchiature connesse a Internet e piattaforme di analisi avanzate che elaborano i dati) prodotti sui macchinari di processo e le prime integrazioni dei macchinari con sistemi di tracciabilità con blockchain del nostro settore. Ma siamo solamente agli albori di una nuova era…

– Abbiamo visto sulla sua pagina LinkedIn una sua fotografia al BAIR (Berkeley Artificial Intelligence Research) con uno dei massimi esperti a livello mondiale di Intelligenza Artificiale e Robotica, il professor Ken Goldberg. Cosa ci può dire al proposito?
Stiamo perfezionando delle soluzioni che porteranno sulle nostre tavole prodotti ancora più sicuri. In particolare, l’intelligenza artificiale offre soluzioni che possono aumentare l’efficienza dei macchinari e delle linee di processo, minimizzando gli scarti ed eliminando potenziali contaminanti. Questo è ancora più importante per settori quali quelli della prima e della quarta gamma di frutta e verdura e quello della CEA (N.d.R. “Controlled environment agriculture” ovvero “Agricoltura in Ambiente Controllato” che abbraccia l’intera area che va dalle serre alle Vertical Farms).

– Fresh Cut News ha recentemente scritto delle difficoltà di alcune realtà dell’indoor growing. Lei è stato uno dei pionieri nell’offrire soluzioni innovative al riguardo: qual è la sua opinione al riguardo?
Stiamo assistendo ad un momento di svolta che porterà ad una selezione degli operatori del settore. Giustamente (essendo un settore relativamente recente) ognuno di loro pensa di possedere la formula corretta per avere successo in questo ambito,dall’aeroponica all’acquaponico passando attraverso l’idroponico. In estrema sintesi posso affermare che dovremo focalizzare la nostra attenzione su tre fattori: riduzione dei costi di produzione, automatizzazione e sicurezza alimentare. È noto a pochi, ad esempio, come il primo costo delle realtà indoor sia la manodopera, e solamente di recente iniziano ad apparire delle soluzioni veramente innovative al riguardo. Nei prossimi anni assisteremo ad importanti assestamenti, passando attraverso non secondarie crisi di crescita. Tuttavia, in un orizzonte temporale a medio-lungo termine (10-15 anni) le coltivazioni indoor nelle loro varie declinazioni saranno un’evoluzione ineludibile dell’agricoltura, specialmente con riguardo ad alcuni tipi di colture attualmente sotto-rappresentate. Per questo collaboro con le più importanti associazioni del settore (in particolare in Nord America ed Europa) con uno spirito costruttivo ed una visione che oltrepassa gli ostacoli contingenti.

– A settembre di quest’anno ha ripreso ad insegnare alla Università di Davis, in California, con lezioni sui sistemi di processo della quarta gamma. Come reputa lo stato dell’industria?
Differisce molto a livello globale. A livello di prodotti e di soluzioni di processo negli ultimi anni non si sono viste innovazioni di rilievo rispetto ad un passato, anche recente. Per anni, l’industria in cui opero dalle fasi iniziali del mercato, è stata mutatis mutandis l’equivalente di quanto la Formula Uno è stata per l’industria automobilistica; grosse multinazionali del settore conserviero o del surgelato hanno adottato in seconda battuta sistemi sviluppati inizialmente per la quarta gamma. Occorre indubbiamente ridurre i costi ed aumentare la produttività. Per quanto riguarda le varie aziende della nostra holding, ad esempio, con focus sulla frutta che ci vede leaders a livello mondiale con la Abl Cavezzo e la Atlas Pacific stiamo presentando nuovi macchinari e linee di processo. Il comune denominatore è un incremento dell’efficienza ed una riduzione considerevole degli scarti e dei consumi (in particolare di acqua ed energia). Alcune di queste soluzioni all’avanguardia potranno essere anche applicate alla lavorazione delle verdure e dei prodotti in foglia. Prevedo anche una crescita molto importante della prima gamma evoluta ed una sua ridefinizione. Questo grazie al coinvolgimento di molte aziende, tra cui alcune del nostro gruppo, attraverso l’implementazione di sistemi che riducano l’utilizzo della plastica (o un suo utilizzo più intelligente).

Un’ultima domanda: un mese fa è stato invitato a partecipare al “Thrive Global Impact Summit” a San Jose, a cui hanno preso parte big del settore e della Silicon Valley, imprenditori, investitori e varie start-up. Come sintetizza il concetto d’innovazione?
E’ stata una giornata straordinaria di incontri e presentazioni ad alto livello. La sfida di creare insieme un futuro sostenibile passa solo attraverso l’innovazione e la tecnologia anche, e soprattutto, nel settore agroalimentare. Partecipo spesso ad eventi del genere, in quanto uno dei miei compiti in seno al gruppo, è di incontrare fondi d’investimento e realtà innovative, vagliando opportunità in un’ottica di crescita.
Per quanto riguarda invece l’innovazione, mi ha certamente aiutato il provenire da una famiglia che, nel corso delle generazioni, ha sempre guardato con curiosità ed interesse le evoluzioni dei mercati scorgendo opportunità e spesso creandole ex-novo. A livello personale poi, non ho mai smesso di pensare fuori degli schemi esistenti (“Out of the box”, come si dice negli Stati Uniti). La lampadina non è stata inventata con il miglioramento della candela o l’automobile non è il risultato del perfezionamento del calesse con i cavalli. Occorrono coraggio, intuizione e molto studio e conoscenza dei mercati e delle tecnologie. Solo così si possono implementare innovativi modelli di business che si basino su qualcosa che ancora non esiste, evitando del tutto la concorrenza.

Mirko Aldinucci
mirko.aldinucci@freshcutnews.it

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