Arrivano 70 milioni di euro per la “carne non carne” di Planted

Un finanziamento da 70 milioni di euro per la “carne non carne” della startup svizzera Planted,  che con i suoi burger fatti con le proteine dei piselli si sta facendo largo in tutti i canali distributivi.
La chiusura del secondo importante round di finanziamento guidato dalla società di private equity L Catterton servirà per fare ancora più ricerca, studiare altre proteine, oltre a piselli, girasoli e avena, che possano dare come risultato una fibra simile alla carne, ma più sostenibile e bypassando gli animali.

Il tutto per implementare la tecnologia che ha reso Planted una delle aziende più innovative nel campo delle alternative vegetali e che ha portato i quattro co-fondatori, Pascal Bieri, Lukas Böni, Christoph Jenny ed Eric Stirnemann, dal laboratorio del Politecnico di Zurigo (ETH) alla storica sede di Kemphttal, il più grande impianto svizzero per carni vegetali e il più moderno in Europa, con 170 dipendenti in sei Paesi, 65 solo nel settore di ricerca e sviluppo in Svizzera.

Oggi, a tre anni dalla sua nascita, i suoi spiedini, il suo kebab e tutti gli altri prodotti sono arrivati nei ristoranti e dai rivenditori di Germania, Austria, Francia, Italia e, più recentemente, nel Regno Unito.

Se nel 2019 il primo round guidato da L Catterton aveva portato alla raccolta di 36 milioni di euro, la chiusura del secondo con una cifra doppia rappresenta un passo importante per l’azienda e una conferma ulteriore dell’interesse sempre crescente verso le alternative vegetali alla carne.

Tra i maggiori finanziamenti sul mercato delle alternative vegetali in Europa, L Catterton è stato affiancato da investitori come Vorwerk Ventures, Gullspång Re:food, Movendo, Be8 Ventures, ACE, ETH Zürich Foundation, Yann Sommer, nonché dal nuovo investitore Tengelmann Ventures.  

La tecnologia alla base dei prodotti di Planted è ciò che la rende differente dalle altre alternative plant-based. I bocconcini, gli straccetti di kebab e le cotolette sono composte da pochissimi ingredienti. Quattro per l’esattezza: farina di pisello, o, in alternativa, di avena e girasole, proteine provenienti dagli stessi ingredienti, acqua e olio di colza. Con l’aggiunta della vitamina B12, che è quella più difficile da integrare nelle diete vegane.

Ma è il meccanismo con cui viene assemblata che rende la carne vegetale prodotta dalla start-up svizzera così simile a quella di origine animale: Planted sfrutta la tecnica della biostrutturazione, che prevede la lavorazione meccanica tramite il processo di estrusione, senza l’utilizzo di additivi. Inoltre, secondo i dati raccolti dall’azienda con il metodo Life cycle assessment, i suoi prodotti permettono di emettere fino all’85% di CO2 in meno di rispetto al corrispettivo animale (nel caso del planted kebab) e di risparmiare fino al 63% di acqua (nel caso della cotoletta).

E c’è una new entry:  il petto di pollo. La varietà di carne disponibile oggi è tantissima, dal salame al pesce, sottolineano da Planted, e per arrivare a offrire ai clienti una scelta ampia serve ancora tanta ricerca, lanciare più prodotti, migliorarli e ascoltare attentamente quello che chiedono i consumatori.

Intanto la capacità di produzione è da poco raddoppiata, passando da 500kg di carne plant-based prodotta all’ora, a una tonnellata.

L’obiettivo è quello di lanciare prodotti come i “chicken tenders” o i “patties” nel settore della ristorazione e, a seguire, nella vendita retail: per questo motivo, il lancio del petto di pollo è stato avviato in collaborazione con lo chef stellato Tim Raue e sarà disponibile per gli ospiti del suo ristorante a Berlino a partire dal 15 settembre 2022.

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