Grandi trasformatori sulla difensiva, il mercato non li ripaga più degli investimenti fatti

I segnali che arrivano dal mondo della IV Gamma sono da mesi poco rassicuranti. Nelle ultime settimane il sentiment del settore, nonostante piccole operazioni di maquillage, è ulteriormente peggiorato, conseguenza di conti che fanno fatica a tornare.
Se le cose andranno avanti così, nel 2021 assisteremo certo non alla chiusura di qualche grande azienda della trasformazione, ma probabilmente ad operazioni di acquisizione o di integrazione, magari anche con interventi dall’estero, perché anche le grandi aziende possono resistere sì, ma fino a un certo punto: la durata dell’attuale crisi sarà un elemento cruciale per la tenuta del sistema.
Il 27 novembre abbiamo dato la notizia – mentre altri, preferendo il marketing all’informazione, se ne sono ben guardati – della chiusura della produzione e dell’ingresso nel regime di concordato preventivo della COF SpA, azienda di riferimento per la lavorazione di IV Gamma nel Meridione, commentando: “L’azienda calabrese è uno dei primi grandi caduti della grave crisi scatenata dalla pandemia di Covid”.
Oggi si aggiungono nuovi elementi negativi come il maltempo, che ha colpito a inizio mese i produttori. Valerio Del Grosso, vicepresidente dell’Ordine degli agronomi di Salerno e accademico dei Georgofili, sottolinea in proposito: “Sono stati interessati dal maltempo – ovvero sono finiti sott’acqua (n.d.r.) – migliaia di ettari di coltivazioni di IV Gamma a campo aperto in tutt’Italia” (su un totale di non più di 10 mila ettari).
Ma l’elemento più preoccupante è un altro: i consumi in GDO stanno di nuovo calando fortemente. Pubblichiamo oggi una dichiarazione indicativa di Rosario Rago, grande produttore della Piana del Sele e membro di giunta di Confagricoltura: “Se la situazione pandemica dovesse prolungarsi per altri sei mesi ci saranno aziende che rischiano di chiudere. È a rischio crack almeno il 10% dei player del comparto che non riusciranno a reggere i colpi della mancanza di liquidità, del calo dei prezzi, del calo delle forniture e dell’aumento dei costi”.
Anche se Andrea Montagna, amministratore delegato di Bonduelle Italia e presidente Gruppo IV Gamma di Unione Italiana Food, assume una posizione cauta, come compete al suo ruolo (“E’ il momento di unirsi tutti per il rilancio, di fare rete, i tavoli di confronto sono preziosi oggi più di ieri”), non c’è dubbio che il settore sia sulla difensiva, specie per quanto riguarda i grandi trasformatori che hanno investito tanto in questi anni, hanno assunto, hanno fatto innovazione, ci hanno creduto fino in fondo, e oggi si trovano a fare i conti con un mercato che non li ripaga. Investitori stranieri, fondi di private equity – per chi ancora non lo sapesse il private equity è un’attività finanziaria mediante la quale un’entità rileva quote di una società definita obiettivo, sia acquisendo azioni esistenti da terzi sia sottoscrivendo azioni di nuova emissione apportando nuovi capitali all’interno – sono lì, pronti, in attesa. E a volte non si sa bene chi ci sia dietro.
Antonio Felice

 

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