La Grecia comincia a correre anche sulla produzione di IV Gamma con un balzo di vendite, tutte in export, prevalentemente verso la Germania, che tra il 2014 e il 2018 è stato del 33%.
Nuovi ‘mar de plastico’ – distese di serre che richiamano quelle almeriensi – si trovano adesso a Creta, nell’area del Peloponneso, a Preveza, nei dintorni di Atene e nella regione della Thessaloniki, a nord. Territori dove vengono coltivate tutte le principali varietà di IV Gamma che competono direttamente con quelle italiane e spagnole: dalle baby leaf alla rucola, ai radicchi.
La competitività nasce a monte, ossia dal prezzo dei terreni agricoli che sono fra i più bassi di tutt’Europa e che potrebbero fare gola a produttori internazionali, anche italiani. Ma la forbice si ripropone, in tutta evidenza, lungo l’intera catena di produzione con costi inferiori rispetto ai nostri.
Ci sono tutti i presupposti per creare, insomma, da parte dei greci, anche sulla IV Gamma, la scalata competitiva ai mercati europei che è stata già realizzata con il kiwi.
“Difficile trovare dati relativi al solo export di IV Gamma – spiega Ciro Lazzarin, analista di mercato di Agri 2000 Net, Società di servizi e ricerche, con sede a Bologna e strutture anche in Grecia, Francia e Spagna -. Sicuramente le esportazioni di IV Gamma, soprattutto verso la Germania, sono cresciute nel periodo 2014-2018. Infatti, i dati relativi all’export di prodotti vegetali lavorati, né sott’olio né sott’aceto e nemmeno surgelati, ma freschi, sono passati da 375 milioni di euro (2014) a 500 milioni (2018). Vale a dire +33%”.
Un balzo importante dato dal proliferare dei trasformatori locali che sono cresciuti fino a diventare dei veri e propri colossi di mercato come Alterra, Barba Stathis, FreshCo (brand di Limbatsis), Freshfarm (del gruppo Eurofarm), Freskoulis e Veziroglou Farm. Quest’ultima azienda è stata coinvolta quest’anno in un progetto di respiro internazionale che vede la collaborazione con la start-up italiana Evja incubata nell’acceleratore Start-life dell’Università di Wageningen, nei Paesi Bassi.
“Evja è una start-up con base a Napoli – ci spiega il co-fondatore Davide Parisi – e un ufficio dentro i Sella Lab di Salerno della Banca Sella. Abbiamo iniziato nel 2015 come innovatori nella IV Gamma in un campo sperimentale da un ettaro. Siamo specializzati in baby leaf ma oggi lavoriamo anche su altri tipi di prodotti non di IV Gamma come pomodoro, fragola, piccoli frutti e canapa. Collaboriamo prevalentemente con gli operatori della Piana del Sele ma abbiamo anche progetti in tutt’Europa. In Grecia, ad esempio, stiamo applicando un nostro modello predittivo che si chiama OPI che è l’acronimo di Osserva, Previeni, Intervieni”.
Si tratta di una soluzione integrata con sensori e stazioni microclimatiche collegati ai dispositivi dell’azienda agricola e dell’operatore in campo, per effettuare il controllo climatico della coltura e prevenire stress della pianta. Un modello predittivo che misura ad esempio il fabbisogno idrico, il tasso di umidità ed è il primo in grado di prevenire l’insorgere della peronospora sulla rucola. OPI è in grado di essere gestito anche in remoto perché con il software è possibile controllare cosa sta accadendo dall’altra parte del mondo” (OPI non a caso ha vinto la medaglia d’oro per la sua categoria agli Innovation Award della passata edizione di Macfrut, n.d.r.).
“Con Veziroglou Farm, che si trova nella zona di Salonicco – afferma Parisi – stiamo applicando questo modello su tutte le varietà di baby leaf come la valeriana, lo spinacino, la rucola selvatica, tatsoi e red chard. L’obiettivo di questa ricerca applicata è quello di sviluppare un nuovo parametro predittivo, ossia allungare la shelf-life del prodotto attraverso il controllo dei parametri climatici. Siamo partiti da poco e in sei mesi dovremmo vedere i primi risultati”.
Mariangela Latella